Tutta Vanessa in un piano del Castello. L’attesissima retrospettiva sulla Beecroft si svolge sinuosa nel secondo piano del centro d’arte contemporanea piemontese. Curata da Marcella Beccaria, la mostra ripercorre le tappe fondamentali della carriera di Vanessa Beecroft (Genova, 1969), presentando fotografie, riproduzioni a colori e video-proiezioni di performances realizzate dal 1993 ad oggi.
Facendo della condizione femminile l’ampio territorio della sua ricerca, attraverso tableaux vivants altamente scenografici, l’artista affronta alcuni degli aspetti più controversi della realtà sociale e culturale contemporanea: l’ineluttabilità dei condizionamenti mediatici, il rapporto con il cibo e la sessualità, l’ossessione per la bellezza e la forma fisica. Particolarmente significativa è l’indagine sul tema dell’identità personale, compiuta mediante la sua stessa negazione.
Mai gratuiti, i riferimenti al mondo del cinema e dell’arte, in prevalenza alla pittura, sono piuttosto ricorrenti. Presentata alla quarantanovesima Biennale di Venezia e ambientata in una sala del Guggenheim, ad esempio, VB 47 (2001) si ispira all’opera di Giorgio de Chirico Il ritorno di Ulisse.
Un aspetto peculiare della sua modalità operativa è che Beecroft stabilisce sempre un contatto con la città che la accoglie. Come ricorda Beccaria, “ogni evento performativo […], in varia misura, è il personale commento alla situazione all’interno della quale l’artista si trova a lavorare”.
Per VB 48 (2001, Palazzo Ducale, GE), difatti, seleziona performer somiglianti alle bellissime clandestine nigeriane viste passeggiando per il centro di Genova. E in VB 43 (2000), ancora, l’aspetto delle modelle ricorda Elisabetta I, Twiggy e Vanessa Redgrave, noti personaggi femminili che per l’autrice, fin dall’infanzia, sono simbolo dell’Inghilterra.
Il rapporto con il cibo, indagato già a partire dagli esordi milanesi, è il fulcro dell’ultima performance (VB 52, 2003) tenutasi a Rivoli il giorno dell’inaugurazione.
Ad un tavolo di cristallo trasparente lungo 12 metri, sono sedute 32 commensali – nude o vestite differentemente a seconda del rapporto con l’artista – alle quali viene servita una cena le cui portate sono organizzate in funzione della colorazione degli alimenti. Il banchetto non è governato da regole precedentemente impartite, bensì dai personali impulsi delle convitate, che sono libere di rifiutare o consumare ogni singola vivanda.
Mai esposte al pubblico, 160 polaroid originali documentano svariati lavori prodotti dal 1994 al 2001, tra cui VB 08 al P.S.1 Contemporary Art Center di Long Island City, New York, compiuto a soltanto un anno dalla prima personale a Milano.
Da non perdere, inoltre, le stampe relative a VB 50, performance ambientata al Museu de Arte Contemporanea di San Paolo, 2 dittici dedicati a VB 39 (1999) e VB 42 (2000), realizzate a seguito di un lungo iter burocratico che ha permesso all’autrice di avvalersi di soldati ed ufficiali appartenenti ai corpi speciali della marina militare statunitense, VB GDW (Portofino, 2000), realmente attuata durante il matrimonio di Beecroft con Greg Durkin.
link correlati
www.vanessabeecroft.com
articoli correlati
Un’intervista di Exibart a Vanessa Beecroft
VB 48: la performance di Genova, a Palazzo Ducale
VB 48 riproposta a Milano, presso la Galleria Lia Rumma
La precedente mostra temporanea al Castello di Rivoli: I Moderni/The Moderns
sonia gallesio
mostra visitata il 12 ottobre 2003
La Fondazione Pasquinelli di Milano ha ospitato una serata dedicata alla potenza trasformativa della poesia, unendo immaginazione, natura e vita…
Un nuovo record da Casa d’Aste Martini, a Sanremo, per l'importante vaso imperiale (dinastia Qing, marchio e periodo Qianlong). È…
Un viaggio tra le gallerie e gli spazi d’arte del centro storico di Roma, da Via Giulia al Portico di…
Roma Arte in Nuvola ha aperto le porte della sua quarta edizione con varie novità: diamo un’occhiata alla sezione Nuove…
Un anno di successi e riconoscimenti nell’arte contemporanea.
Doppio appuntamento, questa sera, alla Galleria d’Arte Ponti: apre la mostra La società “In Arte Libertas”, che proseguirà fino al…
Visualizza commenti
Caro Carlo collezionista di Roma,
la cosa più difficile è che un collezionista mediocre accetti l'idea di aver speso i propri soldi per delle cazzate.
Tu come tanti altri hai l'unico criterio
di prendere per buono tutto ciò che ti è propinato da qualsiasi soggetto che ti pare "autorevole", museo o galleria che sia.
Vedo che disprezzi le mie proposte riguardo ai giovani italiani ma intanto non hai il coraggio di entrare in merito a quanto ti ho detto del Castello di Rivoli e di certe gallerie milanesi,segno che sei semplicemente succube del principio d'autorità.
Il Castello di Rivoli da quando é nato è
servito per aiutare l'Arte Povera e in questo
non c'è niente di male: ma è male che abbia soffocato la giovane pittura italiana per sponsorizzare tutto ciò che non è in eccessivo contrasto con l'Arte Povera.
Il risultato é che le punte più visibili della pittura italiana siano frutto di situazioni
basate esclusivamente sul lato commerciale,
mancando una struttura museale che permetta a questi artisti di lavorare su tempi più dilatati e su contenuti più ponderati.
Nell'elenco che ti ho fatto dei vari nomi stranieri, molti dei quali tu non conosci,
ma sui quali comunque non hai avuto il coraggio di obiettare, figurano molti artisti che sono in linea con quello che fanno Campanini, Verlato e Bortolossi (che conosci poco).Se consideri che tutti questi nomi godono di un grande successo nei loro paesi e all'estero ,anche se in alcuni casi fuori dal giro ufficiale dell'arte contemporanea (ma chi se ne frega), dovresti considerare anche che se fossero vissuti in Italia, con itempi che corrono, molti di loro ce l'avrebbero assai dura. Questo perchè, sopratutto per quanto riguarda la pittura, i mediocri galleristi che la trattano (Ti sfido a trovarmene qualcuno che abbia una laurea o un diploma legato all'arte)
hanno in questi anni preferito vendere facili
quadri di generiche e attutite pretese .
nel caso di Pusole, che realizzò qualcosa di buono immediatamente dopo i suoi inizi, la velocità rimane un'aggravante come lo é stata per Schifano che si é rovinato con una produzione assolutamente non necessaria.
Voglio vedere come faresti a gestire il mercato di un artista chiuso nei confini nazionali e con una produzione di almeno 50 quadri all'anno, ma anche se fossero trenta prima o poi sarà un problema.
la verità è che nella gran parte dei casi la produzione di quel tipo serve semplicemente per finanziare la promozione.I collezionisti sciocchi comprano solo ciò che "circola" più di altro. Se noti, la gran parte dei pittori che hanno o hanno avuto successo in italia sono tutti segnati da un lavoro semplice, standardizzato, facile da produrre e da far circolare in quantità e senza eccessive implicazioni.
e' il caso di Mondino, di Montesano (e questi sono anche dei bravi artisti ma incagliati con questo genere di sovraesposizione ripetitiva che gli rende ormai impossobile evolversi), ma anche dei giovani ben più modesti come Pusole,Pignatelli Cingolani ecc.
Imbarazzanti sono le note teoriche di Pusole sulla serie "Io Sono Dio' te l'assicuro.
Non ce l'ho con il povero Salvino, ma i suoi contenuti politici sono dilettanteschi, non reggono assolutamente di fronte a quello che fanno sull'argomento con altra maturità e coscienza molti artisti che usano l video o installazionI. Per rimanere ad un "classico" pensa solo ad Hans Haake.
Se vuoi degli esempi positivi di "impegno" nella pittura devi andarti a vedere Cheri Samba o Ronald Ophuis (www.aeroplastics.net):il primo é circolato in Italia, ma se fosse esistito un analogo italiano, con riferimenti al mondo di casa nostra, scommetto che nessuno l'avrebbe esposto!Ophuis invece non mi pare che sia passato da queste parti ma credo che non sarebbe adatto alla candeggina dei vari
galleristi Cannaviello, Di Maggio,Astuni, Bertaccini,Toselli, Carbone,Tossi ecc. che avrebbero serie difficoltà a trattarlo.
Se poi preferisci Pignatelli vorrei sapere
quale dei 750 (ma forse sono di più)ripetuti e straripetuti treni o rovine greche (e perché non un tempio buddista, una chiesa gotica, il palazzo della Pallacorda, ma forse sarebbe troppo "difficile" per il collezionista Italiano Medio) preferisci dato che tutti sembrano uguali.
lo stesso disinvolto pignatelli avrà difficoltà a ricordarsi cosa sia di sua mano e cosa dei suoi assistenti (la gran parte dei quadri saranno dei suoi "negri", se pensiamo che il poveretto deve spendere veramente gran parte del suo tempo in contatti con la stampa e pubbliche relazioni; recentemente mi sembra di aver visto anche su una rivista di caccia e pesca un resoconto dettagliato delle vendite nella sua ultima mostra di successo a New York ).
Per quanto riguarda la Beecroft lei é andata subito al sodo e non ha perso troppo tempo a sporcarsi con colori e pennelli e ha cominciato ad organizzare queste ridicole ed insulse parate,facendole fotografare a casaccio da altri, sfruttando il fatto che un pò di carne bella in vista é sempre la migliore attrattiva e che le uniche cose contemplate dalla cultura dell'italiano medio sono i discorsi fatti da
stilisti e parrucchieri sulla moda, l"apparenza, la forma fisica, l'anoressia ecc.
ecc.
La maggior parte di noi quando assiste ad una sfilata guarda infatti le modelle e non gli abiti.Anzi meno abiti ci sono e meglio é. Se a questo aggiungi una buona dose di genericità inespressiva (L'inespressionismo
teorizzato guarda caso da Celant) che non
vada a disturbare gli interessi di nessuno...
sopratutto dei venditori di borse e scarpe che finanziano il tutto...
la mia risposta al collezionista Carlo di Roma
è stata scritta prima che potessi leggere la replica dello stesso al più simpatico carlo74 sempre di Roma.
in questa replica carlo , quello antipatico,dice che l"opera della vanes(i)a
rispecchierebbe i nostri tempi.
oltre a non avere una laurea(non è un delitto),
oltre a non conoscere buona parte dei nomi italiani e stranieri tra i pittori che ti ho elencato(e per questo potresti startene zitto e ripresentarti accompagnato dai genitori), oltre a questo , come tutti gli italiani che pensano solo ai soldi,agli abiti firmati, alle auto e alla partita di calcio e alle rassicurazioni dei bottegai,tu non leggi nemmeno i giornali e non sai in che mondo vivi.
il tuo problema è che sei un imbecille completo:non hai cultura artistica(e non é un delitto), ma non hai nessuna cultura. Per te il collezionismo è un modo per affiliarti all'andazzo generale che non é il mondo ma la caricatura che i venditori di gagdet ti hanno
imposto.non ti rendi conto che i "tuoi" valori (come i miei) sono relativi al loro ambito.
Vanessia è importante per chi crede che la Moda e correlati rappresentino il nostro tempo ,
ma per tutti gli altri che della moda se ne fregano, Vanessa è una scemetta molto fortunata
e uno zero di artista.
Spero che il mio ambito contempli un mondo più largo del tuo, che magari sarà anche rassicurante ("Il mio artista è al castello di rivoli!") ma assai meschino.
Ringrazio l'ospitalità di Exibart che ci permette dialoghi duri e senza fronzoli come questo,dialoghi che se apparissero più spesso anche sulle riviste d'arte darebbero possibilità agli ingenui e agli improvvisati
di non pretendersi custodi dello specchio dei tempi e di addestrarsi alla materia (artistica e non) prima di sputare scemenze.
vanessa è una ciofeca!
concludo dicendo solo che:
i piu` saggi e sapienti non hanno mai millantato lauree
io non ho mai detto di non essere laureato,perche` non e` questo il punto, laurea o non laurea, o ci capisci o non ci capisci.
tu non ci capisci, puoi avere 12 lauree ma putroppo non ci capisci.
potrei demolirti in un secondo gli artisti italiani che citi tu ( li conosco tutti), ma ho piu` buon gusto di te, e sparare sulla crocerossa non e` il mio hobby preferito.
caro pordenonese, mi sembri un po` sgarbi con questi tuoi attacchi: chi ti ha detto che non conosco i nomi che hai elencato? che laurea hai ottenuto per interloquire con simpatici "imbecille, vergognati ec..."?
non sono succube di nessun potere, e se le gallerie non si interessano dei tuoi amici del nord est ci sara` un motivo caro mio, continua a lamentarti dell`ignoranza altrui, consolati cosi`, crogiolati nelle tue convinzioni da accademico, consolati pensando che io e tutti i collezionisti dell`arte che vale seguano le mode, le auto, i soldi.
e` l`unico modo forse per farti sentire vivo e intelligente.
e allora facciamoti contento:
verremo tutti al nord cammianando sulle ginocchia, quando finalmente, quando tutto il mondo italico corrotto avra` capito chi erano i veri artisti del 2000, e tu ci accoglierai a braccia aperte, nella tua reggia tappezzata dai capolavori di Bortolossi e compagnia.
a non risentirci
Carlo
In realtà penso di essere fermo alla pittura degli anni settanta.è lì il punto vitale della pittura per me.
tu e molte persone come te pensano che ciò che esiste oggi è meglio di tutto ciò che è stato fatto ieri in arte.a me non sembra.
provo molta rabbia guardando certe opere perchè penso che tutto quello che è stato fatto in passato viene buttato via.
vedi,se penso a rembrant o a giacometti, o al lavoro impiegato per costruire una sola scultura da henry moore tante altre cose mi appaiono decisamente superflue...
il "lavoro" della becroft rispecchia pienamente il nostro tempo, è per questo che mi deprime. ed è per questo che mi viene voglia di dipingere,per fare qualcosa di meglio.è in questo senso che il suo lavoro mi può essere utile!
non sono un tuo omonimo ma carlo74.
un'artista che ha peso è certamente Anselm Kiefer o George Baseliz o qui in italia Mario Merz.le loro opere hanno peso perchè chiunque faccia pittura DEVE per forza scontrarsi con loro o quantomento rapportarsi.le loro invenzioni artistiche cambiano la visione della pittura stessa e destabilizzano: sono questi i valori importanti che tu non riuscivi a cogliere.
non è importante il numero di opere dipinte o la grandezza delle dimensioni ma importante è l'ideologia di fondo!è quello il valore che sostiene un lavoro.
L'opera non deve valere solo come oggetto bello o originale ma deve sviluppare un processo creativo in prospettiva, uno sviluppo che invade lo spazio e lo modifica.
A te sembra che la "pittura"della becroft abbia davvero un peso?pensi davvero che un lavoro del genere abbia una capacità di cambiare la visione delle persone?quanto pensi che possa durare il suo lavoro nel tempo?
caro carlo (quello antipatico) di roma,
è vero continuo ogni tanto ad insultarti,
ma il fatto é che fin'ora non ho letto una minima argomentazione che fronteggiasse le varie questioni che ho trattato (un pò alla buona adeguandomi al tuo livello.)
confermi di non avere una laurea e quindi in questo non avevo torto, comunque ti dissi anche che non si sarebbe trattato di un delitto.
ma non ti dice niente il fatto che l'ho capito
leggendo queste tue poche righe, senza conoscerti direttamente?
Sulle mie critiche alla politica del Castello di rivoli silenzio.
Sull'eccessivo potere di gallerie come Guenzani e De Carlo Silenzio. Sul confronto Haake - Salvino silenzio. Sull'iperproduzione dei pittori italiani silenzio.
sugli assistenti-negri silenzio.
Sui tuoi genitori silenzio.
Sulle lauree inesistenti degi galleristi italiani silenzio.
(prova a farti un giro a qualche fiera all'estero e prova a confrontare la professionalità dei galleristi tedeschi inglesi, svizzeri ecc.)
sulla ridda di pittori stranieri che ho nominato silenzio e qui insisto, molti non ne conosci.Nessuna risposta su Ophuis e Samba.
Nessuna argomentazione che dimostri che Vanes(i)a e il mondo della moda rappresentano il nostro tempo.
insomma da te zero argomenti e solo asserzioni non dimostrate come quella esilarante (e anche rivelatoria)che tu saresti "uno di quei collezionisti dell'arte che vale".
insomma nessun sviluppo di pensiero articolato
e questo malgrado ci siamo già scritti 5 o 6 mail.
l'occasione l'hai avuta ma hai espresso solo qualche frase apodittica.
caro mio tu non sei in grado di demolire in un secondo proprio nulla.
gli artisti italiani che dici di conoscere (?) lavorano tutti con delle gallerie e stanno andando bene. a differenza di alcuni che tu prediligi che sono in parabola discendente.
e nessuno pretende che tu debba venire al nord a comprarli, chi te l'ha mai chiesto.
vedi che non segui le argomentazioni:io
ti ho chiesto invece semplicemente di non comprare più quadri e te lo ripeto, perché la tua incompetenza e le tua sicumera sgangherata costituiscono turbativa di mercato!
E infine, questo é il mio vero indirizzo di posta, a differenza di te che ti nascondi sotto una mail inesistente: io non scappo ai confronti.
ahahahha
@carlo74
> un'artista donna, bella, di famiglia benestante, che va a tutte le feste di moda,che frequenta salotti e artisti in voga...che sa stare in compagnia...che si sa vendere...e che produce un lavoro per le donne,elegante leggero e senza problemi
...non capisco questo passaggio: intendi dire che c'è un'arte per le donne?
Cazzate, cazzate, cazzate propinate ad arte ai gonzi e alle galline starnazzanti che popolano questi eventi da un sistema che si occupa di venderle ai collezionisti.
Questa e' arte che non ha assolutamente alcun valore intrinseco - ha bisogno del sistema per esistere, cosi' come il sistema ha bisogno delle Vanesse Beecroft.
totalmente d'accordo con Andrea