L’oggetto d’uso comune noto come sedia acquista lo status di arte e diviene opera. Ma per le sue due nuove realizzazioni,
Ettore Spalletti (Cappelle sul Tavo, Pescara, 1940) non sceglie sedie qualunque. Si affida al modello
zig-zag, disegnato nel 1934 da
Gerrit Thomas Rietveld (Utrecht, 1888-1964). Un prodotto che incarna in sé l’essenza della geometria. Un design dalle linee audaci e sintetiche. Spigoli che urtano la sensibilità dell’osservatore, che ne viene attratto e respinto al tempo stesso. Del resto, nelle opere di questo grande architetto compaiono ancora i principi del De Stijl, votati a un’arte dotata di una purezza formale assoluta, tesa alla geometrizzazione pura.
Partendo da questi presupposti, l’intuizione di Spalletti è diretta a spezzare quella stessa linearità. Sulla seduta posiziona le superfici colorate creando, attraverso l’angolatura dei supporti, una nuova tridimensionalità. Si tratta di innumerevoli fogli di carta velina sovrapposti, che donano una corposità plastica all’installazione. I colori scelti, il rosa e il giallo, si integrano in maniera armonica con il legno della struttura. Le danno un peso. Una consistenza che diviene tattile. Inoltre, la diseguaglianza cromatica è l’unico elemento che ne spezza la simmetria. D’altronde, l’arte di Ettore Spalletti si è sempre caratterizzata per la ricercata geometria, evidenziata dai colori utilizzati, unici nel loro genere, capaci di esaltare appieno le sue creazioni.
In questo caso si tratta di due opere distinte, apparentemente simili, che in lontananza danno l’idea di essere una soltanto. È la compresenza degli elementi che le rende diverse e irripetibili. Le opere, dal titolo
Per Anna Butticci, in riferimento alla curatrice, sono ospitate nello spazio di Nicola Maria Bramante. Una piccola sala, capace di accoglierle come in una nicchia.
Con queste sue ultime creazioni, l’artista abruzzese conferma la propria sensibilità per la purezza della forma, che non necessita di essere interpretata, perché è riconosciuta immediatamente, nella sua essenzialità istintiva. Tale caratteristica permette all’osservatore di riconoscere immediatamente l’oggettività dell’opera, lasciandosi al contempo carpire dai suggestivi cromatismi armonici che la compongono.