E’ stato uno dei protagonisti di una mostra di artisti europei a Lisbona nel 2000; ha partecipato alla Triennale di Osaka nel 1994 e nel 1995 ha esposto all’accademia di Belle Arti di Olomoutz nella repubblica Ceca.
Il biglietto da visita è l’installazione che Marco De Luca aveva già presentato alcuni anni fa nella sede del Sermig (ex Arsenale della Pace) e che consiste in una cinematografica passerella – posta all’ingresso della settecentesca facciata di Bricherasio – ricoperta di erba sintetica, la quale da lontano prende le sembianze di un missile.
L’opera racchiude in sé un duplice significato che ben viene spiegato da Guido Curto, il quale mette in evidenza che “la presenza del lungo tappeto erboso (…) sembra alludere ad un possibile disinnesco dei missili” riportando il pensiero alle numerose immagini medianiche provenienti dalle zone di guerra, dove carri armati ormai dimessi e apparentemente innocui sono abbandonati in mezzo alla campagna, diventando in un certo senso parte della stessa vegetazione.
La natura si fonde, così, con l’artificiale, la vita con la sua morte; l’essere umano con le sue creazioni. A questo proposito, è la mano dell’artista che dipinge il quadro esposto all’interno del Palazzo e che mostra elicotteri da combattimento in fase di atterraggio – inserito nell’ultimo ciclo pittorico Incontro al centro della storia; così come sono due donne che mostrano al pubblico lo zainetto multiuso della serie Sistemi di adattamento. Adattamento dell’uomo alle macchine da lui costruite e studio di nuove invenzioni per potersi difendere da esse.
La riflessione sulle opere di De Luca non può non portare l’attenzione e il ricordo sui tragici eventi dello scorso settembre e su quelli più recenti in Israele e Palestina. Il missile e gli elicotteri sono solo alcuni esempi di come le macchine invadono la natura condizionandola in ogni suo ciclo.
L‘installazione di De Luca, come dice giustamente Curto, parla della guerra, ma nello stesso tempo invoca la pace. Una pace che ci viene dalle piccole cose: dall’erba verde sulla quale è sempre bello camminare a piedi nudi; dal dondolarsi di una donna; dalla visione appena accennata di una foresta, là dietro le eliche degli uccelli meccanici
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