Pelle ambrata, occhi neri, orientali, incredibile la sua bellezza, vivo lo sguardo e maestoso il portamento. Zenobia, la regina che arringava la folla come un imperatore romano, armata di casco e vestita con un mantello color porpora ornato di perle e fermato con una fibbia di conchiglie . Conchiglie di sabbia, prese dalla terra di Palmira, oasi nel deserto siriano, tra Antiochia e Babilonia.
Una donna e la sua città, sono le protagoniste dell’ultima mostra a Palazzo Bricherasio. Un’esposizione che celebra attraverso vari reperti archeologici, alcuni importanti rilievi funerari (provenienti dalla collezione Zeri) e preziosi arazzi (provenienti da Palazzo Mansi) il sogno di una regina, la Regina d’Oriente, e che ne testimoniano la forza e il coraggio che la contraddistinsero quando decise d’imporsi ed opporsi all’impero romano.
Una donna ambiziosa che fu per certi versi vittima della sua sete di potere, causa della momentanea gloria e della definitiva rovina di Palmira. Fino allora, Palmira era la città più prospera d’oriente per due ragioni: la prima geografica, giacché era sosta obbligata per chi andava verso est seguendo la via della seta o l’itinerario tra l’oceano indiano e il Mediterraneo; la seconda politica, per le audaci e astute alleanze instaurate dai suoi sovrani sia con i Parti sia con i Romani, due potenze rivali; poi tutto cessò.
Dopo la morte del marito, re Odenato, Zenobia assunse il potere assoluto sulla città e il governo delle armate in nome del figlio minore Whaballat. Nel 270, conquistò tutta la Siria, il Basso Egitto e si lanciò verso l’Asia Minore fino al Bosforo; non paga dei risultati raggiunti lei e il figlio si proclamarono Augusto, coniarono la moneta rivendicando l’impero contro Aureliano. Quest’ultimo avvertendo che le minacce verso il suo dominio si stavano oltremodo concretando, liberò il fronte nord, organizzò un nuovo esercito e giunse a Palmira che dopo un lungo assedio soccombette.
L’esordio del percorso espositivo è segnato dai lineamenti austeri di un’elegante testa di donna, dalla ricca acconciatura. A lei, fanno seguito i circa centocinquanta reperti provenienti da musei della Siria arricchiti da ritrovamenti concessi da altre gallerie orientali: d’Apanéè, di Damasco, dal Museo di Belle Arti di Rouene di
Il sapiente e misurato allestimento torinese, permette al visitatore di entrare a piccoli passi nel mondo lontano, geograficamente e temporalmente, della regina di Palmira. Un viaggio lento e chiaro reso possibile dagli esplicativi riferimenti storici e dalle spiegazioni riguardanti gli usi e costumi dell’epoca.
Zenobia è senz’altro un mito eterno – discendente dalla divina Cleopatra – il cui nome fu affiancato a quello della Grande Caterina all’epoca del suo governo in San Pietroburgo (allora definita la Palmira del Nord). Di lei si sa solo ch’era bella come una dea e astuta come soli furono i grandi imperatori. Aveva il temperamento della Regina, tanto che Aureliano, quando la batté disse mi sento rinfacciare di non essermi comportato da uomo, trionfando su Zenobia. Ma quegli stessi che mi rimproverano, non troverebbero parole sufficienti per lodarmi se sapessero che donna è, se ne conoscessero la saggezza nei piani, la fermezza nel comando, la severità verso i soldati, la condotta ore generosa ora rude a seconda delle necessità .
Federica De Maria
mostra visitata il 26 febbraio
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