Nel fitto programma di Contemporary Arts Torino Piemonte rientra anche
Nuovi Arrivi, la rassegna di artisti emergenti promossa dalla Città di Torino con il contributo della Regione Piemonte e Unicredit Private Banking. Giunta alla sua 14esima edizione, l’iniziativa è uno spazio di visibilità per i giovani selezionati sia tra gli iscritti dell’Accademia di Torino sia tra coloro legati al territorio.
Accomunati dall’esplorazione e dalla costruzione della propria soggettività, i lavori in mostra sembrano metaforicamente dispiegarsi – come scrive la curatrice Maria Teresa Roberto – “
come le ‘ghost track’, le tracce fantasma dei cd musicali, ossia i brani da ricercare al di fuori della numerazione ufficiale riportata sul retro”. Clandestini ma non segreti, i lavori esposti rivelano un disperato bisogno di relazione, la necessità degli artisti stessi di guardare ed esser guardati, di essere ascoltati e non comparire solo come fantasmi passeggeri. E dove c’è urgenza non c’è banalità.
A partire, infatti, dal lavoro di
Valentina Roselli, ci si imbatte in due altalene apparentemente paralizzate. Realizzate con corde quasi da sembrare cappi e dalle due metà di una stessa valigia,
Swing è un’altalena tesa fra due ondulazioni: lo slancio verso il futuro e il ritorno alle origini. Altre oscillazioni che richiamano l’attenzione attraverso gesti semplici di combinazioni sensoriali (il naso tocca e la pelle vede): sono i soggetti del video
Los Invertidos di
Michela Depetris e dell’installazione iperrealistica, in parte nascosta ma visibile da uno spioncino, di
Luca Apuzzo.
Lavori, invece, come la serie di fotografie di
Francesca Arri, che ritrae una ballerina non esattamente longilinea mentre danza in tutù, o
Body Fluid Project Saliva, l’efficace e violenta videoinstallazione di
Maya Quattropani, sembrano confermare una nuova centralità dell’uomo che, sebbene restituita attraverso una visione frammentata del corpo sotto restrizione – e si ricorda che molti dei giovani hanno partecipato al workshop con
Matthew Barney -, ricercano la complessità dell’essere umano specialmente in situazioni di disagio relazionale e fisico.
Inoltre, mentre il lavoro di
Paolo Turco si articola sulla scoperta di un luogo attraverso l’archiviazione delle ceneri conservate in piccoli contenitori di vetro e incollate su tavola a costituire nuova materia “figurativa e pittorica”, le tele monocrome di
Massimo Spada rappresentano prospettive sfuggenti in cui masse corporee sembrano liquefarsi, allungarsi e sciogliersi sulla superficie.
Strappandosi all’invisibilità, è ancora l’intervento di
Fausto Sanmartino. Si tratta del lavoro forse più poetico, in cui molti vestiti spiegati e poi accumulati ordinatamente costituiscono gli elementi costruttivi dell’installazione stessa. È il riempimento di uno spazio interstiziale, di un vuoto marginale. È l’urgenza di farsi sentire anche dal bordo di un angolo, anche da fantasmi appena arrivati.
Infine, contemporaneamente nella sezione
Zona Arrivi,
Yael Plat e
Silvia Ruata presentano l’approfondimento delle ricerche premiate in occasione della passata edizione.