È uno spazio aereo quello di Torino Esposizioni, che si fa notare per l’ampiezza dei locali progettati da Pier Luigi Nervi, candidamente bianchi e luminosi. Il soffitto è una sequenza di finestre ad onde che scivolano lontano muovendosi a seconda degli umori del cielo. È facile intuire che le duecentocinquanta opere che la Galleria d’Arte Moderna ha scelto di esporre qui respirano e dialogano senza spintonarsi, sprigionando energie libere di circolare.
Il legame con l’istituzione museale è dichiarato nel titolo e sottolinea la vocazione a trasformare quest’esposizione temporanea in collezione permanente, prestigiosa selezione di opere acquistate grazie alla Fondazione CRT e alla Fondazione De Fornaris, oltre ad alcune donazioni. Benché l’Assessore alla Cultura Fiorenzo Alfieri e il Presidente della Fondazione Torino Musei Giovanna Cattaneo affermino che esistono ancora problemi di varia natura per stabilire la sede definitiva (forse in alcune officine di proprietà delle ferrovie dello Stato), l’allestimento curato dall’architetto Ferdinando Fagnola è di indubbio successo.
Da Scarpitta a Mainolfi, da Parmiggiani a Paolini, le grandi installazioni ambientali, così difficili da piazzare per un museo che tratta la modernità dall’Ottocento in poi, dispongono di 10.000 mq per raccontare la propria identità nell’incontro fruttuoso con il pubblico. Ne è convinto il direttore della GAM Pier Giovanni Castagnoli, che sottolinea quanto “la trama di relazioni” insieme al “serbatoio di memoria”, insito nel concetto di museo, costituiscano un valore inestimabile per la città, svolgendo un’azione educativa che sempre si rinnova.
Nell’intento di rappresentare l’arte dal dopoguerra ai giorni nostri, Museo Museo Museo si compone anche di una sezione riservata alla fotografia e una al video. Entrambe rivelano la vocazione storica che sottende le acquisizioni recenti sostenute dalla Fondazione Torino Musei e dalla CRT. Per la fotografia, le semplici accessioni rinvenute dalle numerose mostre temporanee si sono presto trasformate in tasselli di una collezione più organica, rappresentativa della produzione italiana del secondo dopo-guerra. Mentre per la sezione video, la GAM ha scelto di esporre a Torino Esposizioni quelle opere a carattere ambientale che esigono la proiezione e un rapporto architettonico tra schermo e schermo, e di dar corpo ad una videoteca che raccoglie più di 1400 video d’artista e 800 documentari sull’arte contemporanea nella sede di via Magenta.
La volontà di non seguire la linea cronologica o “di scuola” nell’allestimento è esplicita fin dall’entrata di Palazzo Esposizioni, dove la Campana di Luigi Mainolfi del 1979-80 è affiancata dall’installazione di Salvatore Scarpitta Rajo Jack del 1964 e da quella di Spagnulo Senza titolo del 1988. Al di là del logico rinvio all’oggettuale, è un richiamo estetico-espressivo che unisce intimamente le tre opere: dal rosso fiammeggiante della campana al rosso arrugginito degli erogatori di benzina e dell’automobile, fino ai blocchi monolitici di Spagnulo che paiono trasformarsi in archeologiche ruote dismesse.
Uno spettatore poco avvezzo all’arte contemporanea potrà provare stizza nel constatare che non esiste alcun pannello didattico nelle sale; ma se solo accantonerà per un istante la necessità di sapere tutto subito, sarà probabilmente invaso dalla magia feconda tra ambiente e opera generata dallo splendido contesto di Torino Esposizioni, finalmente svuotato del suo limitatissimo ruolo fieristico.
Ed è forse anche per ovviare a questa mancanza, che la sala conferenze di questi nuovi spazi e quella della GAM ospiteranno per otto domeniche alle ore 11 (fino al 20 maggio 2007) una serie di conversazioni monografiche su singole opere tenute dal direttore Pier Giovanni Castagnoli.
emanuela genesio
mostra visitata il 7 novembre 2006
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cara Emanuela la mia impressione è stata molto diversa, purtroppo negativa, mi è parsa una inutile mostra di opere già viste per lo più quasi tutte recentemente, con un supporto informativo nulla e poco rispettoso del visitatore, puoi leggerlo il resto nel mio blog qui su exibart, ciao
d:o)
http://www.exibart.com/blog/blog.asp?idutente=141
dolce emi genesio,
per caso ha a che vedere con l'allestimento o la scelta delle opere in mostra? così parrebbe... ebbene la Storia, dell'Arte in questo caso, mi è assai cara e simpatica, ma non amo incontrarla in tutte le GAM d' Italia e soprattutto non amo intrattenermi con lei qundo la trovo conciata in quel modo.
davvero ama vedere a braccetto Kline, Merz, Paolini, Fontana ecc., con Spagnulo, Icaro, Mainolfi, Scarpitta ecc.? ah già, ma è il compito di un museo! e che dire degli ultimi arrivi? Ha visto come spiccavano il Creed e il Rehberger in mezzo ai (peggiori) Nostri? Mai sentito parlare di Pivi, Cuoghi, Gabellone, Roccasalva, Perrone ecc.? E di Airò era necessario acquistare proprio l' unico lavoro orrendo che abbia mai fatto?
Gentile Massimo,
sarei proprio curiosa di conoscere la sua classifica degli artisti di serie A B e C...: capisco che forse i vari Kline, Merz, Icaro, Airò, Gastini... non rientrano nei suoi gusti personali, ma difficile è sostenere che questi signori non abbiamo fatto la storia dell'arte.
E' vero, però, che lei ce l'ha a morte con la storia... A me sembra lecito che i musei abbiano il compito di "illuminarci sugli sviluppi dell'arte moderna e contemporanea": già qualcuno come Crispolti disse che "il volto dell'ufficialità può risultare analogo, in termini di fenomenologia linguistica, al volto dell'avanguardia, cioè della ricerca, pur celando intenzionalità sostanzialmente opposte", unendo cioè l'aspetto storico a quello critico.
E poi, ma questo mi sembra ovvio, gli abecedari d'arte nascono solo in funzione dell'opera: non è mai male rivedersi dal vivo ciò che su una pagina stampata appare privato di contesto e di vita. Tanto più che l'installazione scelta per questa raccolta GAM rifiuta la sequenza cronologica.
Ciò che si esalta è la pregnanza di un operato (di un artista e della sua opera) all'interno di un contesto sociale, civile e, di conseguenza, storico.
mai vista una raccolta di opere così mediocre, artisti per lo più di serie C, pessima scelta di pezzi di quelli bravi (pochi), e sempre quest' attitudine storicistica che, da Trieste in giù, assegna alle varie GAM il compito di illuminarci sugli sviluppi dell' arte moderna e contemporanea. Cari direttori, per questo ci sono già gli ABCcedari! Come al solito, soldi sprecati.
come si fa a scrivere "dolce emi genesio"?
che ineleganza, che machismo
che vergogna