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14
gennaio 2008
fino al 27.I.2008 La Fondazione De Fornaris Torino, Gam
torino
Tante le acquisizioni realizzate, nel corso di venticinque anni, dalla Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris. Una mostra celebra i cinque lustri di questa “interfaccia” della Gam di Torino, in equilibrio fra tre anime: l’Ottocento, il Novecento moderno e il Novecento contemporaneo. E la campagna acquisti non si ferma, informa il vicedirettore del museo torinese, Riccardo Passoni...
La mostra La Fondazione De Fornaris. Venticinque anni di acquisizioni 1982-2007 per la Gam di Torino, a cura di Riccardo Passoni, vicedirettore della Gam, fa il punto su un quarto di secolo di attività della Fondazione, nata pochi anni dopo la morte dell’avvocato Ettore De Fornaris (1898-1978) e capace di costituire nel tempo un patrimonio di oltre mille opere. Una sorta di interfaccia della Gam, presso la quale è posta la sua sede. Nello spirito di De Fornaris hanno operato i diversi Comitati scientifici preposti alle acquisizioni (quello attuale è costituito da Giovanni Ferrero, Rosanna Maggio Serra, Riccardo Passoni, Giovanni Romano, Carlaenrica Spantigati).
Costruire una collezione, dunque. Ma la Fondazione De Fornaris non è solo questo: ha promosso iniziative culturali, prima tra tutte i Lunedì dell’arte; ha reso possibile la realizzazione di mostre rivalutando anche, con adeguate rassegne antologiche, artisti quali Mario Sturani (Mole Antonelliana, 1990) e Angelo Morbelli (Gam, 2001); ha curato pubblicazioni importanti, quali Il 900 in fotografia e Culture fotografiche e società a Torino 1839-1911.
Curiosando nella collezione, abbiamo individuato alcuni dati interessanti. Primo fra tutti, la presenza di un nucleo forte di opere di artisti dilettanti piemontesi, tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento, disegni a matita o a penna, acquarelli, tempere, litografie, raccolti in due album in eleganti legature ottocentesche. Un lavoro particolarmente coinvolgente è il Notturno con cappelletta campestre n. 11, un piccolo ovale macchiato a inchiostro di china, testimonianza di una vita vissuta alla corte sabauda negli anni della Restaurazione. Ancora, i 97 disegni e gouache su Lugano e i laghi di area lombardo-piemontese di Carlo e Francesco Bossoli, che integrano il nucleo di opere già presenti in Gam. Un piccolo quadro di Fillia del 1927, tre fotografie di Riccardo Moncalvo che documentano la vita torinese fra le due guerre, due bronzi di Giuseppe Tarantino, tra gesto e materia.
Per festeggiare queste singolari “nozze d’argento” viene proposta la mostra allestita alla Gam. Nell’introduzione al libro-documento Acquisizioni 1999-2006, Riccardo Passoni affermava: “Le acquisizioni, in questo caso di un ente che acquisisce per un museo, costituiscono un tema delicato, di assoluta centralità, nella vita di una galleria storica. Pongono un problema di metodo, un problema di procedure e strumenti, tutte questioni che si intrecciano inesorabilmente nelle scelte che una commissione scientifica e un consiglio di amministrazione intraprendono”.
Ed è proprio con Passoni che Exibart fa il punto della situazione, chiedendogli, innanzitutto, come si sia mossa in questo senso la Fondazione e quali siano i rapporti con la Gam: “Il bilancio appare decisamente positivo: investendo solo le rendite di capitale, si è costituito un patrimonio inalienabile, stimato fra trenta e quaranta milioni di euro”, afferma il vicedirettore dell’istituzione sabauda. “Si può affermare che la Fondazione sia una sorta di interfaccia della Gam. Inizialmente l’orientamento era rivolto soprattutto verso l’Ottocento e il Novecento moderno, ma, nell’ultimo decennio, si è palesato un sensibile interesse anche verso il Novecento contemporaneo. È importante rilevare, ad ogni modo, come sia sempre risultato fondamentale l’equilibrio fra le tre sezioni”.
Riguardo una politica più specificamente rivolta all’arte giovane, Passoni risponde che “si sono acquisite nel tempo molte opere di giovani artisti”. Qualche nome? Salvatore Astore, Sergio Ragalzi, Daniele Galliano, Pierluigi Pusole, Luigi Stoisa, Andrea Massaioli e, più di recente, Botto & Bruno, Giulia Caira, Enrica Borghi, “che hanno lasciato un segno nella ricerca giovane degli anni ’90, riuscendo a imporsi anche sul piano internazionale. La Fondazione guarda essenzialmente a personaggi che appartengono al territorio, con alcune eccezioni nei confronti di quelle figure straniere, carismatiche, attive con gallerie e strutture del territorio”. Ma quali sono, appunto, le acquisizioni internazionali della De Fornrais? “L’inglese Tony Cragg, una cui opera è stata acquisita nel 2005 per 500mila euro, ma che ha raddoppiato il suo valore in brevissimo tempo”.
Veniamo alle ultimissime spese dell’istituzione torinese. Nel 2007, continua Passoni, “sono entrate a far parte del patrimonio della Fondazione due opere molto importanti: una testa in cera di Giacomo Manzù del 1936 e il ‘Ritratto dell’ingegner Beria’ di Felice Casorati, tempera su tavola del 1924. Ad Artissima 2007, inoltre, sono state acquistate tre opere di giovani artisti: ‘Semilibertà’ di Paolo Grassino (Galleria Giorgio Persano), una carta del 1999 di Paolo Piscitelli (Galleria Estatic), che anticipa lo sviluppo successivo della ricerca dell’artista, e una tecnica mista di Maurizio Donzelli (Galleria 41 Artecontemporanea)”. Acquisizioni impostate con quale criterio? “Non sono mai decise con grande anticipo, ma tengono conto del budget a disposizione e dell’andamento della ricerca. Di conseguenza, per ora, ci si guarda intorno, si osserva per decidere oltre”.
L’ultima battuta riguarda inevitabilmente la mostra, che “risponde a criteri di equilibrio tra le tre anime della Fondazione: l’Ottocento, Il Novecento moderno e il Novecento contemporaneo. Dunque, una cinquantina di opere che spaziano da Hayez a Pellizza da Volpedo, Felice Casorati, Giorgio De Chirico, Alberto Burri, Angelo Morbelli, Giuseppe Capogrossi, Pino Pascali, Emilio Vedova, Carol Rama”. Tra le chicche, di notevole attualità il Ritratto femminile (1903) di Umberto Boccioni, la Crocifissione con la Vergine e la Maddalena (1779) di Lorenzo Pecheux e Saffo (1871-72) di Andrea Gastaldi.
Costruire una collezione, dunque. Ma la Fondazione De Fornaris non è solo questo: ha promosso iniziative culturali, prima tra tutte i Lunedì dell’arte; ha reso possibile la realizzazione di mostre rivalutando anche, con adeguate rassegne antologiche, artisti quali Mario Sturani (Mole Antonelliana, 1990) e Angelo Morbelli (Gam, 2001); ha curato pubblicazioni importanti, quali Il 900 in fotografia e Culture fotografiche e società a Torino 1839-1911.
Curiosando nella collezione, abbiamo individuato alcuni dati interessanti. Primo fra tutti, la presenza di un nucleo forte di opere di artisti dilettanti piemontesi, tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento, disegni a matita o a penna, acquarelli, tempere, litografie, raccolti in due album in eleganti legature ottocentesche. Un lavoro particolarmente coinvolgente è il Notturno con cappelletta campestre n. 11, un piccolo ovale macchiato a inchiostro di china, testimonianza di una vita vissuta alla corte sabauda negli anni della Restaurazione. Ancora, i 97 disegni e gouache su Lugano e i laghi di area lombardo-piemontese di Carlo e Francesco Bossoli, che integrano il nucleo di opere già presenti in Gam. Un piccolo quadro di Fillia del 1927, tre fotografie di Riccardo Moncalvo che documentano la vita torinese fra le due guerre, due bronzi di Giuseppe Tarantino, tra gesto e materia.
Per festeggiare queste singolari “nozze d’argento” viene proposta la mostra allestita alla Gam. Nell’introduzione al libro-documento Acquisizioni 1999-2006, Riccardo Passoni affermava: “Le acquisizioni, in questo caso di un ente che acquisisce per un museo, costituiscono un tema delicato, di assoluta centralità, nella vita di una galleria storica. Pongono un problema di metodo, un problema di procedure e strumenti, tutte questioni che si intrecciano inesorabilmente nelle scelte che una commissione scientifica e un consiglio di amministrazione intraprendono”.
Ed è proprio con Passoni che Exibart fa il punto della situazione, chiedendogli, innanzitutto, come si sia mossa in questo senso la Fondazione e quali siano i rapporti con la Gam: “Il bilancio appare decisamente positivo: investendo solo le rendite di capitale, si è costituito un patrimonio inalienabile, stimato fra trenta e quaranta milioni di euro”, afferma il vicedirettore dell’istituzione sabauda. “Si può affermare che la Fondazione sia una sorta di interfaccia della Gam. Inizialmente l’orientamento era rivolto soprattutto verso l’Ottocento e il Novecento moderno, ma, nell’ultimo decennio, si è palesato un sensibile interesse anche verso il Novecento contemporaneo. È importante rilevare, ad ogni modo, come sia sempre risultato fondamentale l’equilibrio fra le tre sezioni”.
Riguardo una politica più specificamente rivolta all’arte giovane, Passoni risponde che “si sono acquisite nel tempo molte opere di giovani artisti”. Qualche nome? Salvatore Astore, Sergio Ragalzi, Daniele Galliano, Pierluigi Pusole, Luigi Stoisa, Andrea Massaioli e, più di recente, Botto & Bruno, Giulia Caira, Enrica Borghi, “che hanno lasciato un segno nella ricerca giovane degli anni ’90, riuscendo a imporsi anche sul piano internazionale. La Fondazione guarda essenzialmente a personaggi che appartengono al territorio, con alcune eccezioni nei confronti di quelle figure straniere, carismatiche, attive con gallerie e strutture del territorio”. Ma quali sono, appunto, le acquisizioni internazionali della De Fornrais? “L’inglese Tony Cragg, una cui opera è stata acquisita nel 2005 per 500mila euro, ma che ha raddoppiato il suo valore in brevissimo tempo”.
Veniamo alle ultimissime spese dell’istituzione torinese. Nel 2007, continua Passoni, “sono entrate a far parte del patrimonio della Fondazione due opere molto importanti: una testa in cera di Giacomo Manzù del 1936 e il ‘Ritratto dell’ingegner Beria’ di Felice Casorati, tempera su tavola del 1924. Ad Artissima 2007, inoltre, sono state acquistate tre opere di giovani artisti: ‘Semilibertà’ di Paolo Grassino (Galleria Giorgio Persano), una carta del 1999 di Paolo Piscitelli (Galleria Estatic), che anticipa lo sviluppo successivo della ricerca dell’artista, e una tecnica mista di Maurizio Donzelli (Galleria 41 Artecontemporanea)”. Acquisizioni impostate con quale criterio? “Non sono mai decise con grande anticipo, ma tengono conto del budget a disposizione e dell’andamento della ricerca. Di conseguenza, per ora, ci si guarda intorno, si osserva per decidere oltre”.
L’ultima battuta riguarda inevitabilmente la mostra, che “risponde a criteri di equilibrio tra le tre anime della Fondazione: l’Ottocento, Il Novecento moderno e il Novecento contemporaneo. Dunque, una cinquantina di opere che spaziano da Hayez a Pellizza da Volpedo, Felice Casorati, Giorgio De Chirico, Alberto Burri, Angelo Morbelli, Giuseppe Capogrossi, Pino Pascali, Emilio Vedova, Carol Rama”. Tra le chicche, di notevole attualità il Ritratto femminile (1903) di Umberto Boccioni, la Crocifissione con la Vergine e la Maddalena (1779) di Lorenzo Pecheux e Saffo (1871-72) di Andrea Gastaldi.
tiziana conti
dal 26 novembre 2007 al 27 gennaio 2008
La Fondazione De Fornaris. 25 anni d’arte
a cura di Riccardo Passoni
GAM – Galleria d’Arte Moderna e contemporanea
Via Magenta 31 (zona Politecnico) – 10128 Torino
Orario: da martedì a domenica ore 10-18; giovedì ore 10-22. La biglietteria chiude un’ora prima
Ingresso: intero € 7,50; ridotto € 6; gratuito il primo martedì del mese
Info: tel. +39 0114429518; fax +39 0114429550; gam@fondazionetorinomusei.it; www.gamtorino.it
[exibart]