Si intitola Absolut il progetto realizzato da Reto Emch (Solothurn, 1961) per gli spazi della Galleria Persano: è il nome di una famosa marca di vodka, ma definisce altresì l’assoluto, l’incondizionato. Sembra rammentare l’onnipotenza dell’uomo contemporaneo che ha piegato la realtà al suo volere, mescolando fantasia e finzione, provocando una trasformazione della struttura del pensiero, manipolando la comunicazione mediatica e affermando lo strapotere della tecnologia.
L’elemento sul quale è incentrato il lavoro di Emch è l’acqua, che Talete individuava come principio primo, flusso vitale da cui discendeva il mondo. Un elemento che oggi assume una notevole attualità, in tempi di supposte alterazioni climatiche. L’acqua diventa il pretesto per una riflessione sullo stravolgimento dei rapporti tra uomo e natura, sull’opportunità di recuperare una valenza originaria. La mostra, rigorosa ed essenziale, utilizza il linguaggio della fotografia e dell’installazione.
All’ingresso lo spettatore è accolto da Torino, un’opera che si palesa come un omaggio alla città: un secchio di plastica blu, del tipo in uso al mercato del pesce, è collegato mediante una pompa al soffitto, e ruota su se stesso conseguentemente all’input impartito da un dispositivo meccanico. Due immagini fotografiche dialogano a distanza: Bassa marea, di piccolo formato, raffigura la pavimentazione dell’antico mercato torinese di Porta Palazzo. L’altra, di formato enorme, Alta Marea, getta uno sguardo curioso sul mercato del pesce di Catania, un microcosmo di secchi di plastica blu, di casse svuotate, di carta sparsa qua e là in un caos di gente e colori, in continuo movimento.
Nella sala centrale della galleria lo spettatore si confronta con Nuvola nera (das Fest), una bassa vasca di piombo nella quale sgocciolano gli abiti di colore nero, appesi come una nube al soffitto, che ricordano una festa appena conclusa. Nello spazio contiguo, Absolution evoca l’idea di purificazione mediante una complessa struttura di pompe e di irrigatori che mandano getti intermittenti su una parete di colore grigio, così da imprimervi macchie più scure. Un silenzio rarefatto, interrotto da una sorta di sussurro cadenzato, emana da Conversazione, disposta nell’altra sala. Otto strutture in ferro, verticali, della stessa altezza, simili a scheletri geometrici vuoti, a forma di parallelepipedo, sono accostate l’una all’altra: all’interno di ognuna è sospeso un velo di seta azzurra, che ondeggia leggero. L’insieme dell’allestimento suggerisce un mondo popolato da macchine strane, congegni che paiono voler affermare il primato dell’immaginario sulla piattezza dell’omologazione.
tiziana conti
mostra visitata il 18 maggio 2007
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