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23
febbraio 2010
La propagazione della materia,
nella personale del duo Alis/Filliol (Davide Gennarino, Torino, 1979 e Andrea Respino, Torino,
1976), richiede una continua riflessione sulla soggettività. O sulla
de-soggettivazione quando, cioè, vien meno il prodursi di coscienza nel discorso,
quando l’artista è diviso coralmente fra i vari autori di un’esposizione al
punto da confondersi tra i diversi soggetti, o sembrarne il solo esecutore.
Nei due progetti, Calco di due
corpi in movimento nello spazio – presentato nella cripta (contenitore che dà il nome
allo spazio espositivo) – e Tactile, al piano superiore, gli artisti ripetono costantemente
dei gesti nel tentativo di diventare macchine spersonalizzate. La galleria è
allora l’arena di un’azione che si trasforma in scultura. Masse di creta fresca
ricoprono le pareti opposte dell’underground project: risultato di una battaglia a
palle d’argilla tra i due, che – svoltasi in tempi diversi e completatasi
nell’ultima azione sotto lo sguardo dei partecipanti – si è estesa a tutto il
luogo in termini di forma, intensità cromatica e suggestioni olfattive.
Azzerando il pensiero attraverso
l’esperienza della perdita – quando la perdita coincide con la rinuncia del
soggetto che crea – Alis/Filliol concentrano l’attenzione sull’ossessione quasi
rituale di gesti ripetuti, sui movimenti compulsivi dettati da una volontà di
annullamento fisico che, in ultimo, li invita alla contemplazione. È un gioco
delle parti, dove gioco è a tutti gli effetti play, cioè agire, recitare, suonare o
semplicemente stare in un ruolo. È il “teatro del vuoto”, per utilizzare una definizione
degli artisti, che corrisponde alla messa in scena di azioni senza spettatori,
ed è paragonabile in scultura ai processi fisici di essiccazione della creta o
di solidificazione del bronzo durante la fusione.
Il teatro del vuoto è dunque
espressione centrale del “farsi”, del presente che si concretizza, come avviene
nel Calco di due corpi in movimento nello spazio, dove la creta diventa
testimonianza scritta dello spostamento degli artisti nell’evitare i colpi.
Nella project room sono invece
presentati gli elementi di una grammatica visiva che, insieme, ricostruiscono
le tensioni dello spazio secondo un’ulteriore riflessione sullo status del
mezzo scultoreo. Se il calco è per tradizione l’impronta frutto di una
riproduzione, su un leggero piedistallo in legno (un praticabile del teatro di
scena) trova posto un busto in gesso tipico della statuaria prêt à monter.
La scultura sembra anche in questo
caso il cadavere di una performance, di un’azione che, in un’altra dimensione e
tempo, ha avuto luogo. Il viso, che appare sfregiato e scarnificato, è il
risultato di un’esplosione della materia utilizzata nel riempire il busto fino
alla saturazione. Gesso nel gesso, calco nel calco. Sempre alla ricerca del
limite.
nella personale del duo Alis/Filliol (Davide Gennarino, Torino, 1979 e Andrea Respino, Torino,
1976), richiede una continua riflessione sulla soggettività. O sulla
de-soggettivazione quando, cioè, vien meno il prodursi di coscienza nel discorso,
quando l’artista è diviso coralmente fra i vari autori di un’esposizione al
punto da confondersi tra i diversi soggetti, o sembrarne il solo esecutore.
Nei due progetti, Calco di due
corpi in movimento nello spazio – presentato nella cripta (contenitore che dà il nome
allo spazio espositivo) – e Tactile, al piano superiore, gli artisti ripetono costantemente
dei gesti nel tentativo di diventare macchine spersonalizzate. La galleria è
allora l’arena di un’azione che si trasforma in scultura. Masse di creta fresca
ricoprono le pareti opposte dell’underground project: risultato di una battaglia a
palle d’argilla tra i due, che – svoltasi in tempi diversi e completatasi
nell’ultima azione sotto lo sguardo dei partecipanti – si è estesa a tutto il
luogo in termini di forma, intensità cromatica e suggestioni olfattive.
Azzerando il pensiero attraverso
l’esperienza della perdita – quando la perdita coincide con la rinuncia del
soggetto che crea – Alis/Filliol concentrano l’attenzione sull’ossessione quasi
rituale di gesti ripetuti, sui movimenti compulsivi dettati da una volontà di
annullamento fisico che, in ultimo, li invita alla contemplazione. È un gioco
delle parti, dove gioco è a tutti gli effetti play, cioè agire, recitare, suonare o
semplicemente stare in un ruolo. È il “teatro del vuoto”, per utilizzare una definizione
degli artisti, che corrisponde alla messa in scena di azioni senza spettatori,
ed è paragonabile in scultura ai processi fisici di essiccazione della creta o
di solidificazione del bronzo durante la fusione.
Il teatro del vuoto è dunque
espressione centrale del “farsi”, del presente che si concretizza, come avviene
nel Calco di due corpi in movimento nello spazio, dove la creta diventa
testimonianza scritta dello spostamento degli artisti nell’evitare i colpi.
Nella project room sono invece
presentati gli elementi di una grammatica visiva che, insieme, ricostruiscono
le tensioni dello spazio secondo un’ulteriore riflessione sullo status del
mezzo scultoreo. Se il calco è per tradizione l’impronta frutto di una
riproduzione, su un leggero piedistallo in legno (un praticabile del teatro di
scena) trova posto un busto in gesso tipico della statuaria prêt à monter.
La scultura sembra anche in questo
caso il cadavere di una performance, di un’azione che, in un’altra dimensione e
tempo, ha avuto luogo. Il viso, che appare sfregiato e scarnificato, è il
risultato di un’esplosione della materia utilizzata nel riempire il busto fino
alla saturazione. Gesso nel gesso, calco nel calco. Sempre alla ricerca del
limite.
claudio cravero
mostra visitata
il 5 febbraio 2010
dal 5 al 28 febbraio 2010
Alis/Filliol – Tactile
a cura di Beniamino Foschini
Galleria Umberto I, 29 (zona Porta Palazzo) – 10122
Torino
Orario: da martedì a sabato ore 16.30-19.30
Ingresso libero
Info: mob. +39 3485498512; cripta747@gmail.com; cripta747.blogspot.com
[exibart]
Molto bello il progetto al piano inferiore, veramente una bella idea, con possibili sviluppi e interessanti riflessioni, sul fare e sulla forma.