Le opere di
Andrej Mussa (Modena, 1976) scavano nell’intimo umano, fanno vibrare le corde della psiche. Ritagli di giornale, frammenti di cronaca s’intersecano delineando storie di senso compiuto, che divengono forma pura compenetrandosi all’interno degli storyboard. Non si tratta di ready made casuali. C’è qualcosa di più: la ricerca dell’intento voluto, l’idea carpita fra le righe di un quotidiano, negli intagli delle immagini. Collage sequenziali ricchi di approfondimenti testuali, una narrazione che penetra i meandri della storia, addentrandosi nelle pieghe dell’arte, facendo dei passi biblici il racconto della contemporaneità.
Solo apparentemente l’artista si allontana dalla
Trilogia del cervello, con cui aveva indagato i drammi dell’umano. Con
X-Files, anche se sembra orientarsi su un registro differente -sondando un ambito in cui la fantascienza si mescola alla realtà occultata, trattando il mistero degli Ufo-, non si distoglie dall’indagine psicologica: l’alieno racchiude in sé la metafora dell’essere umano.
Nel primo episodio di
X-Files, un frammento di giornale ci porta a conoscenza delle parole di Francis Crick, uno dei due scopritori della struttura del Dna: “
La Vita non si è evoluta per prima sulla Terra: la sopravvivenza di una civiltà altamente avanzata fu minacciata ed essi escogitarono un modo per sopravvivere, modificando geneticamente il proprio Dna e inviandolo all’esterno del loro pianeta in batteri e meteoriti, con la speranza che sarebbero entrati in collisione con un altro pianeta. Ciò accadde ed è questo il motivo per cui noi siamo qui”. Frasi incisive, che fanno leva sull’immaginario collettivo.
Le fotografie di
Diane Arbus, inserite nei vari episodi, fondono il dramma dell’umano a quello delle creature extraterrestri. I corpi deformi suscitano lo stesso sentimento inquietante e ignoto. Riflettendo sulla condizione dell’uomo si può indagare sull’alieno. Il progresso della scienza e gli esperimenti genetici conducono a questa intrinseca somiglianza. Non esistono certezze assolute in grado di svelare il mistero.
La raffigurazione del
Diavolo Mietitore, tratta da un pamphlet del 1678, attesta il fenomeno dei
crop circle. Esistono prove che spiegano i cerchi del grano, ma quest’immagine pone il dubbio che anche queste siano mere contraffazioni.
Le tavole dell’artista si snodano attraverso l’incognito e prendono vita nel video
X-Files. Requiem per un pianeta: un montaggio serrato, in cui si mescolano scene originali e spezzoni di film tratti da
Mondo cane di
Gualtiero Jacopetti, da
Mysterious Skin di
Gregg Araki e da
L’ignoto spazio profondo di
Werner Herzog. Il tutto enfatizzato dalle frasi dell’artista.
Un invito alla ricerca e alla riflessione. Stimolato da un artista che è cronista dell’immagine, e che riesce a suscitare interrogativi profondi.