Tom Johnson (nato a New York nel 1966) è uno sperimentatore di stili, al limite della provocazione. La sua ricerca scultorea si esprime attraverso un linguaggio aperto, sia dal punto di vista formale sia per quanto riguarda i materiali utilizzati, tratti dalla vita quotidiana o “nobili”. Il lavoro pone in primo piano il contrasto come momento dialettico: levitas e pondus, presenza e assenza, statica e dinamica sono i poli tra i quali la realtà si distende. Le sculture si rapportano sempre con lo spazio, in funzione del quale sono realizzate: la gestualità dell’artista è forte, il coinvolgimento percettivo dello spettatore è molto intenso, le opere hanno un effetto piuttosto sconcertante, che necessita una lettura ulteriore, meno immediata. Il filo conduttore del progetto è il tavolo, un oggetto di uso comune che viene elaborato con materiali diversi, ma sempre con le stesse dimensioni e la stessa forma: esso è il supporto di un assemblaggio di cose accostate in modo apparentemente casuale.
Entrando nello spazio della galleria lo spettatore si confronta con Senza Titolo, un tavolo di alluminio satinato sul quale sono disposti due disegni a carboncino, uno del volto dell’artista, l’altro di quello della moglie, un frammento di polistirolo sagomato sul quale sono tracciati segni sottili, un incastro di figurine, un bronzo dalla forma improbabile, che ricorda una mano aperta. Il tavolo poggia su un sostegno costituito da forme tubolari di cartone da imballo, rivestite di garza e tratt
tiziana conti
mostra visitata il 5 giugno 2007
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Più che gli stati d’animo e le emozioni, credo che siano i concetti e le idee a stimolarmi maggiormente.
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una delle peggiori mostre viste da costa.
che delusione