La memoria dell’11 Settembre permane, nitida e viva: un evento che ha segnato in modo indelebile la Storia e ha impresso nelle coscienze il senso di una provvisorietà minacciosa. La Grande Mela è un crogiuolo di forze, una vetrina di esperienze mutevoli e dinamiche, cemento, acciaio, vetro, una potente scenografia spettacolare che la tragedia ha solo scalfito. New York è lo specchio esemplare dell’America: da un lato la crisi economica, dall’altro la variegata suggestione che emana dalla sua invadente eterogeneità.
Ne deriva l’immagine di un’esistenza che si colloca, indecidibilmente, tra sogno e incubo, due realtà la cui linea di demarcazione è sottile, impercettibile. Il sogno alleggerisce le tensioni, decanta il quotidiano, consente il recupero della qualità immaginifica; l’incubo nasce dall’incontro con i fantasmi privati, che non riescono a confrontarsi con un mondo denso di oscurità.
Sette artisti che vivono a New York e che si esprimono attraverso il linguaggio della pittura sono proposti nella mostra
Nightmares & Dreamscapes: il comun denominatore dei lavori è costituito proprio dal fatto che si collocano in una posizione indefinita, in una metarealtà ambigua e provvisoria. Talvolta si colora di rosa, tal altra sprofonda in un’atmosfera “dark”, il lato oscuro dell’esistenza, che sconfina nel grottesco e nell’ambiguo. Così lo spettatore procede nel percorso in uno scenario che incuriosisce e spiazza al contempo.
Zachary Clement propone figure dal sapore neoespressionista, con contorni forti e cromatismi decisi, in netto contrasto con le statuarie modelle messe in scena da
John Grande, tanto perfette e regali da assomigliare a involucri vuoti, che si stagliano sullo sfondo di eventi apocalittici.
La tragica morte di Kennedy rivive nei due dipinti di piccolo formato, dal titolo
112363, realizzati da
Jonathan Podwil, dove l’immagine sembra sempre sul punto di dissolversi.
Jeffrey Beebe sottrae frammenti all’immaginazione e li trasferisce in raffinati acquerelli di carta, dall’effetto inquietante;
Dasha Shishkin crea microcosmi popolati da bizzarre figure;
Bradley Castellanos sottopone allo spettatore intrichi boscosi oscuri e misteriosi nei quali si intravedono enigmatiche presenze, mentre
Ana Garcés Kiley affascina con la perfezione formale delle sue composizioni.
La mostra offre uno scenario pittorico stimolante, che palesa l’attitudine degli artisti a coniugare la sensibilità individuale con il contesto sociale nel quale sono immersi.