Personalità complessa quella di Roger Ballen (New York, 1950; vive a Johannesburg), statunitense trapiantato in Sudafrica, con una laurea in psicologia ottenuta a Berkeley, un lavoro da geologo minerario e una passione da fotografo. Con un côté documentario assai particolare. Nulla a che vedere con la “fotografia come ready-made”. Piuttosto una sorta di spirito da reporter quando non indietreggia, anzi espone brutalmente la realtà, anche quella meno digeribile, quando schiaffeggia l’osservatore con tutto il potenziale disturbante dell’anormale. La scia è quella di certi scatti di Diane Arbus nel momento in cui si focalizza su corpi segnati dalla malattia o dagli scherzi della genetica, oppure quella di Walker Evans quando si aggira per i miserabili sobborghi sudafricani.
Tutto ciò è valido per la prima fase della ricerca di Ballen. Tuttavia, negli ultimi tempi –almeno a partire da Outland (2001)- il fotografo pare aver recepito con maggior forza lo scardinamento dell’oggettività, l’essere ormai subissati di immagine provenienti da ogni dove. Il discorso sul limite fra realtà e finzione viene allora impattato con un movimento disorientante. Ossia, con un tasso eccezionale di teatralità. In altre parole, se la finzione pare realtà, la realtà va trasmessa col massimo di finzione. L’immagine è dunque costruita nei minimi dettagli e paradossalmente (?) aumenta il tasso di realismo, e di conseguenza lo shock creato nello spettatore. Ma va segnalata un’ulteriore componente in questi scatti, l’ironia che circonfonde alcune fotografie e che emerge a uno sguardo più attento, in un certo senso svelando l’artifizio.
In questa serie, che spazia dal 2000 al 2005, completamente in bianco e nero, le stanze sono
Se dunque non mancano in queste settimane le possibilità di ammirare gli scatti di Ballen, il motivo che dovrebbe spingere a visitare la personale torinese è soprattutto la presenza di un video a colori, che senz’ombra di dubbio conferisce un plusvalore a una rassegna già di per sè straordinaria. Che poi qualche addetto ai lavori preferisca recarsi da Gagosian (che insieme a Guido Costa rappresenta Ballen) invece che a Torino per vedere i medesimi lavori del medesimo artista, sono gli enigmi del mondo dell’arte.
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