Seconda mostra torinese per
Aurore Valade (Villeneuve
sur Lot, 1981; vive a Marsiglia). Questa volta attraversando la città,
dentro le sue case.
Ritratti 2009-2010 è il titolo della rassegna che, tautologicamente,
segna il passaggio e la permanenza dell’artista nel capoluogo sabaudo. Perché
ogni residenza (in questo caso supportata dalla Délégation Culturelle de Turin)
non è solo un momento autoreferenziale per il protagonista che la vive, ma è
anzitutto un’occasione che può favorire relazioni condivise e nuove letture del
contesto in cui si abita.
L’esposizione in galleria diventa allora il “
transito
di un viaggio”,
per usare le parole di Hans Ulrich Obrist. Le fotografie di Valade, sebbene
attuali, fondono insieme stilemi classici della pittura: dalla composizione
degli interni fiamminghi alla ritrattistica rinascimentale, sino al vedutismo.
I suoi protagonisti, infatti, tutti ripresi di profilo su fondo bianco e
all’interno dei loro appartamenti, sembrano i moderni Duchi da Montefeltro di
Piero
della Francesca.
Ogni ritratto è però anche un autoritratto e,
simmetricamente, ogni autoritratto può essere un ritratto, poiché il volto
dell’altro – in psicologia – è lo specchio narcisistico in cui l’artista cerca
se stesso. In fondo, passando per la fisiognomica cinquecentesca, il genere del
ritratto è da sempre rappresentazione non solo dell’effige della persona
indagata, ma anche riflesso dell’interiorità dell’artista.
Tecnicamente, le immagini di Valade sono il risultato di
un preciso lavoro di composizione e ricerca e, anche se soggette a
fotomontaggio e ritocco, restano fedeli alla realtà oggettiva analizzata. E
l’attualità delle sue immagini, al di là della datazione degli scatti, è da
ritrovare nella cronaca dei quotidiani o in una televisione accesa, elementi e
dettagli dell’oggi che l’artista puntualmente inserisce e dissemina nella
composizione, spesso anche come titolo di ogni singolo lavoro.
Buone nuove, invece, è il progetto di
Carlo Steiner (Terni, 1957; vive a Milano).
Attraverso un video e un’installazione, l’artista esplora le diverse forme di
comunicazione intorno al concetto di notizia.
In
B/N Steiner realizza un certosino lavoro di ritaglio dei
caratteri di numerosi quotidiani. Nonostante l’assenza delle parole, quelle
nero su bianco che l’artista scava nella carta, le notizie principali sono
pienamente leggibili. E i titoli e le sezioni dei rotocalchi svelano la
struttura geometrica degli impaginati che, soggetti a rigide gabbie grafiche,
sono testimoni della gerarchia del “quarto potere”.
Sempre articolato sull’uso del verbo è il più poetico
Keys. Nell’installazione del 2005, 21
box contengono chiavi a cui sono abbinate brevi frasi d’amore tratte da film e
trascritte sulle rispettive targhette segnachiavi. È una passeggiata nelle
versioni più contraddittorie del sentimento amoroso. Da Rossella O’Hara a
Barbara Streisand, è possibile ripercorrere un’interpretazione delle
sceneggiature della storia del cinema. Per un’ecologia della parola.