Un Merz più intimo e segreto, quello dei disegni. Opere meno note, perché i disegni sono rimasti sempre in secondo piano rispetto al resto della produzione artistica di Mario Merz (Milano, 1925 – 2003), meno frequentemente esposti e dunque meno conosciuti. Ma d’altra parte opere assolutamente familiari, perché nei disegni ritroviamo tutti i temi cari all’artista, a partire dalla sequenza di Fibonacci. Progressione di numeri individuata dal matematico italiano nel 1202, in cui ogni numero è determinato dalla somma dei due precedenti, è per Merz il simbolo della crescita della natura e “registrazione di un sistema mentale proliferante”. Nella serie di Fibonacci, Merz va cercando l’armonia della natura, l’ordine nascosto delle cose, la continua e vibrante trasformazione dell’energia vitale. L’artista osserva il mondo esterno: appena uscito di prigione, dopo la Liberazione, prende “un pezzetto di carta e una matita e va “nel prato, lontano da casa, lontano da tutti, a fare, a disegnare”. Nel prato trascorre giornate intere, disegnando fino al tramonto, ma quello che porta a casa dopo giornate intense non ha nulla da spartire, ad esempio, con i dipinti en plein air degli Impressionisti.
A Merz non interessa la rappresentazione mimetica della realtà, non dipinge quello che vede. Nei prati pensa, il disegno è per lui lo spazio della riflessione, momento intimo e privato dove si origina il pensiero che poi confluirà in tutte le sue opere. Merz riflette sulle forme, le traduce in serie numeriche, poi le disegna sulla carta. La natura che vede è riportata sulla tela, ma completamente trasfigurata. La serie di Fibonacci diventa un modo per definire lo spazio che si presta ad essere applicato su qualsiasi superficie, sia la carta o un igloo.
Semplici linee e spirali diventano così “paesaggi”: una linea è “ramo fiorito di 8 in crescita verso 13” e un mezzo cerchio è “il sole tramontante, stella in crescita o in decrescita verso 89”, la sequenza di Fibonacci la chiave di lettura dell’universo, dove anche “la mano è una spirale di numeri”. Nei disegni di Merz, è naturale, questa serie numerica è onnipresente, pare nascondere l’ansia di applicare un principio matematico al magma dell’energia: forme geometriche, mani, alberi, tavoli, tutto cresce in progressione numerica e al centro della tela troviamo una lumaca, spiraliforme anch’essa.
I disegni hanno accompagnato l’intera produzione artistica di Mario Merz, dal 1951 al 2003, e nei disegni si ritrovano anche gli altri elementi chiave: l’igloo –rifugio temporaneo e dimora interiore- o gli animali fantastici, lucertoloni che paiono trasportati sulla tela da un “vento preistorico”. Per Merz dunque il disegno ha un aspetto essenzialmente privato, ma allo stesso tempo diventa “fatto totale, determinato dalla necessità di essere, piuttosto che dalla necessità di rappresentare”. A questi aspetti, a lungo rimasti in secondo piano, dell’opera dell’artista rende giustizia questa ampia retrospettiva di oltre 200 disegni, allestita prima a Winterthur e ora a Torino e accompagnata da un esauriente catalogo.
articoli correlati
Mario Merz / Wolfgang Laib
Sol LeWitt – Mario Merz
paola sereno
mostra visitata il 5 maggio 2007
La capitale coreana si prepara alla quinta edizione della Seoul Biennale of Architecture and Urbanism. In che modo questa manifestazione…
Giulia Cavaliere ricostruisce la storia di Francesca Alinovi attraverso un breve viaggio che parte e finisce nella sua abitazione bolognese,…
Due "scugnizzi" si imbarcano per l'America per sfuggire alla povertà. La recensione del nuovo (e particolarmente riuscito) film di Salvatores,…
Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…
La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…
Si intitola “Lee and LEE” e avrà luogo a gennaio in New Bond Street, negli spazi londinesi della casa d’aste.…
Visualizza commenti
credo che sia una di quelle mostre da vedere assolutamente .