Il museo dell’automobile di Torino si dipinge di rosso per un omaggio alla mitica Ferrari rafforzando il legame che da sempre le unisce; da quando, cioè, Enzo Ferrari, iniziò a far pervenire al museo alcuni dei suoi capolavori.
Quattro in tutto le vetture Ferrari di F1 di cui ci si fregia, affiancate per l’occasione da altre tre mitiche, ognuna testimone di un epoca, della straordinaria e repentina evoluzione tecnologica e soprattutto di una speranza, un sogno che finalmente s’é realizzato in questi ultimi anni.
Accolti dall’immagine d’un cavallino rampante e dal rombo di motori che danno l’impressione di trovarsi ai margini di un circuito, la mostra si propone come momento di spettacolo e confronto tra le tecnologie del passato e le più attuali con un attenzione particolare a video d’annata, cronometri d’epoca, tute, fotografie di Paolo D’Alessio – filosofo dell’automobilismo sportivo – pannelli esplicanti le funzioni dei nuovi volanti ed il significato delle bandiere di segnalazione lasciando uno spazio “d’arte” e ironia a dipinti famosi ri-visitati dai campioni di Maranello.
Regine incontrastate dell’esposizione sono le sette rosse. Apre la sfilata la 500 F2 del 1952, progettata da Aurelio Lampredi, vincitrice insieme al suo compagno Alberto Ascari di due titoli mondiali nel 1952 e nel 1953. Passano dieci anni ed ecco la 156 del 1963 a cui segue la 312 T5 del 1980 – figlia della 312 T4 Campione del Mondo con Jody Schekter. E’ poi la volta della 156-85, quella guidata dal grande Michele Arboreo, nonché la prima con scocca disegnata al computer; il ritorno del cambio longitudinale è segnato dalla F1-87 mentre il quasi sfiorato titolo mondiale si ricorda con la F1-90 cavalcata da Alain Proust.
Ultima in ordine temporale ma prima nei cuori dei tifosi la F399 del 1999 con cui si vinse il Campionato Costruttori.
Vetture che offrono uno spaccato inedito del lungo cammino che la Ferrari ha compiuto in questi decenni per arrivare ai trionfi recenti. Una mostra per appassionati o semplici curiosi che potranno scoprire un mondo affascinante che fonde la spericolatezza, alla precisione dell’alta tecnologia.
Federica De Maria
vista il 24 giugno 2001
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