Presentata secondo il modello espositivo della didattica museale delle
scienze, Bioteche
si snoda in un percorso scandito da stazioni e display informativi che
ricostruiscono la storia della disciplina, le sue scoperte e le implicazioni
etiche nel più generale discorso sulla “vita”. L’arte è chiamata allora in
causa a documentare le diverse fasi della nascita e sviluppo del mondo
biotecnologico.
Le opere dei sei artisti, tutti di estrazione torinese, in questo
contesto diventano purtroppo mere testimonianze visive o, meglio, exhibit divulgativi ai fini comunicativi dell’assunto
scientifico. I lavori di Canosa e Zampedri possono essere letti come postilla o
ennesima descrizione di quanto già espresso didatticamente nei pannelli delle
sezioni La Storia
e Il Dogma Centrale. Mentre Donato Canosa presenta Vita senza aria, un video sulla fermentazione
della birra in cui è illustrato il processo biochimico della trasformazione
batterica, il lavoro di Sara Zampedri consiste nella schematizzazione installativa dei processi
propri del Dna e dell’epigenetica.
Di Diego Scroppo, invece, è la resa scultorea delle Promesse delle biotecnologie, quelle che –
attraverso il Progetto Genoma Umano – concorrono alla scoperta dei meccanismi
di sviluppo delle malattie e alla produzione di cure su misura. In un’idea di
controllo totale.
Nel coinvolgimento di Neira e Viale, artisti a volte forzatamente
inseriti nel filone della bioarte – e solo per l’impiego di strumenti e
pratiche proprie del biotech – vi è un tentativo curatoriale di legittimazione
dell’intero progetto artistico. Se così vuole essere, non si spiega perché –
quando ci si basa sulle tesi dei teorici Pierluigi Capucci e Jens Hauser,
secondo cui i bioartisti ricorrerebbero al mondo organico e tessutale non per
rappresentare la vita, ma presentandola direttamente – non vi sia traccia
alcuna di elementi viventi.
Documentando il tema della Gene Revolution, Laura Viale realizza Perfect World. Il mondo restituito nel video è
un poetico “intervallo” in cui un paesaggio montano, in apparenza perfetto, si
scioglie gradualmente con la scomparsa di alcune specie vegetali. È
un’esortazione al rispetto per le biodiversità, sempre più spesso compromesse a
favore di un’omologazione imperante, prima fra tutte quella culturale.
Infine, I’m divine (Narcissus) di Dario Neira è l’esperimento, non esposto ma
documentato, per la creazione di una cellula ibrida attraverso la fusione del
Dna umano con quello vegetale. Il Narcissus Poeticus diviene allora la specie che –
meglio di altre, considerando la sua simbologia – riassume l’uomo contemporaneo
nell’incapacità di riconoscere l’”altro” come ricchezza.
Annichiliti in una teca. Nonostante bio.
Scroppo intervistato da Guaglianone
Dario
Neira in mostra al Crac di Cremona
Viale
al Pav
claudio cravero
mostra visitata il 5 luglio 2010
dal 3 al 29 luglio 2010
Bioteche. Viaggio nel mondo
biotecnologico
a cura di Franco Torriani
MRSN – Museo Regionale di Scienze Naturali
Via Giolitti, 36 (zona piazza Carlina) – 10123 Torino
Orario: da mercoledì a lunedì ore 10-19; giovedì ore 10-22
Ingresso: intero € 5; ridotto € 2,50
Info: tel. 800329329 / +39 0114326354; fax +39 01143207301; museo.mrsn@regione.piemonte.it;
www.regione.piemonte.it/museoscienzenaturali
[exibart]
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bio..bio...bio...ma che palle!!!!!! ma che cavolo di scusa è questa? ma chissenefrega di un'ibridazione o che altro. torniamo all'arte e lasciamo che queste ricerche le faccia chi le fa sul serio. non chiamiamole arte per forza di cosa!