Riflessioni sul senso e sul linguaggio della scultura caratterizzano la ricerca di
Tom Burr (New Haven, 1963; vive a New York), i cui lavori minimali palesano un equilibrio frutto di contaminazioni stilistiche, alla luce di una rilettura personale dei rapporti fra simmetrie e materiali.
La mostra
Descending, ideata e realizzata, come sempre avviene per l’artista, con un progetto site specific, pone in evidenza già nel titolo le motivazioni del lavoro. La galleria occupa gli spazi della “fetta di polenta”, un edificio progettato da
Alessandro Antonelli come sfida a qualsiasi regola architettonica, sette piani fuori terra e due interrati, collegati da una scala di non facile agibilità , un equilibrio che suggerisce un senso di provvisorietà disorientante. Burr inverte l’ordine del normale percorso. Lo spettatore deve infatti salire all’ultimo piano e poi confrontarsi con le opere discendendo: in tal modo si modificano le relazioni fra sopra e sotto, esterno e interno. La scala funge non solo da raccordo, ma da vero e proprio elemento strutturante la mostra.
Traendo spunto da una riflessione sulle sculture a tema sessuale di
Marcel Duchamp, Burr elabora una messinscena nella quale l’uso del neon stabilisce una relazione forte con l’esterno e, al contempo, crea rimandi allusivi da un piano all’altro, attraverso frammenti di scrittura che, talora, appaiono ambigui e in contrasto tra loro.
The Red Dress è il punto d’avvio del percorso, una struttura modulare – elemento caratterizzante l’intera mostra e, più in generale, ricorrente nella ricerca di Burr – ricoperta di lino grezzo, sollevato da un lato; sulla parete, dietro a essa, uno specchio è appeso in modo tale da creare difficoltà alla visione, costringendo lo spettatore a cercare di confrontarsi.
Il modulo di
The Green Box, al piano sottostante, è ricoperto di stoffa verde militare e dialoga con due palme, elemento di natura, contrapposto alla civilizzazione. Al quinto piano, da un modulo a terra fuoriesce la scritta al neon
whore, titolo del lavoro, mentre un secondo neon, alla parete, invita a “
smettere di fissare e a chiudere la porta”, acuendo in questo modo la curiosità dello spettatore.
Stripped bare, al quarto piano, rivestito di flanella grigia, contrasta con la seconda scritta,
partially clothed. Chiude l’installazione, al primo piano,
Blank & Blind, due moduli disposti in modo che sia possibile gettare sguardi furtivi negli interstizi: la cecitĂ e il vuoto del titolo si pongono in relazione con
Double bind, che, nel linguaggio psichiatrico, indica una situazione al limite.
Nel nuovo Project Space di Noero sono esposti alcuni
Bullettin Boards, pannelli in legno dipinti, nei quali puntine da disegno, specchi, ritagli di giornale e copertine di vecchi dischi compongono un collage che evidenzia costellazioni esistenziali.