Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
25
ottobre 2007
fino al 3.II.2008 Why Africa? Torino, Pinacoteca Agnelli
torino
Nel Lingotto restaurato da Renzo Piano è di scena l’Africa. Un centinaio sono le opere esposte, appartenenti alla collezione Pigozzi. Per scoprire che c’è ancora molto da scoprire a sud del Sahara...
di Vera Agosti
L’avventura comincia nel 1989, quando Jean Pigozzi incontra André Magnin, che collabora alla cura di Les Magiciens de la Terre, la rivoluzionaria esposizione del Centro Pompidou sull’arte contemporanea dei continenti fino ad allora dimenticati dalla storiografia artistica (Africa, Asia, Oceania, Sudamerica). Ha così inizio la collezione Pigozzi, dedicata ai maggiori artisti contemporanei dell’Africa, ora in mostra presso la Pinacoteca Agnelli di Torino, con più di cento opere esposte, di cui alcune inedite. Ogni anno la collezione, che conta migliaia di oggetti provenienti da trenta paesi africani, accoglie nuovi artisti, appartenenti prevalentemente all’area subsahariana. Molti autori sono famosi a livello internazionale e hanno ricevuto premi e riconoscimenti.
In mostra compaiono dipinti, disegni, sculture e fotografie, nonché installazioni ad hoc, come la nuova Fiat 500 di Esther Mahlangu (Sudafrica). L’acrilico domina sfavillante, forse per ricordare le tinte accese e infuocate dell’Africa. Con materiali poveri come latta, corda e spago si compongono figure e immagini. Sono le nuove maschere africane, non più scolpite e incise nel legno, ma concretizzate nei materiali della civiltà urbana, come nelle opere di Romuald Hazoumé (Benin).
Incredibilmente, anche questi lavori in metallo e resti industriali sanno sprigionare sacra spiritualità e magia. La gigantesca bicicletta di legno e corda di Titos Mabota (Mozambico) pare l’impressionante veicolo di un dio, ma anche il monumentale mezzo di trasporto di un gigante primitivo. Tutti gli artisti sono profondamente legati al continente e il cordone ombelicale con la loro terra non è mai reciso. Argomenti di attualità e politica sono per esempio toccati da Chéri Chérin (Congo), con opere di denuncia delle guerre e dello sfruttamento. Con tinte sgargianti e toni naïf, l’autore invita ad abbattere il razzismo.
Come insegna Magnin, l’arte contemporanea africana è stata presentata all’Occidente solo verso la fine del XX secolo, mentre nel periodo postcoloniale era relegata al folclore, al decorativismo e a forme di artigianato. Si tratta quindi di un’arte relativamente nuova per noi. Ma la Collezione Pigozzi dimostra che ormai l’arte contemporanea africana è un mondo a sé stante, un universo da scoprire e con cui relazionarsi. Nel Novecento alcuni grandi artisti europei come Picasso e Modigliani si sono ispirati alle forme dei manufatti africani. Ci chiediamo quali potranno essere gli eventuali nuovi sviluppi del dialogo artistico mondiale.
In mostra compaiono dipinti, disegni, sculture e fotografie, nonché installazioni ad hoc, come la nuova Fiat 500 di Esther Mahlangu (Sudafrica). L’acrilico domina sfavillante, forse per ricordare le tinte accese e infuocate dell’Africa. Con materiali poveri come latta, corda e spago si compongono figure e immagini. Sono le nuove maschere africane, non più scolpite e incise nel legno, ma concretizzate nei materiali della civiltà urbana, come nelle opere di Romuald Hazoumé (Benin).
Incredibilmente, anche questi lavori in metallo e resti industriali sanno sprigionare sacra spiritualità e magia. La gigantesca bicicletta di legno e corda di Titos Mabota (Mozambico) pare l’impressionante veicolo di un dio, ma anche il monumentale mezzo di trasporto di un gigante primitivo. Tutti gli artisti sono profondamente legati al continente e il cordone ombelicale con la loro terra non è mai reciso. Argomenti di attualità e politica sono per esempio toccati da Chéri Chérin (Congo), con opere di denuncia delle guerre e dello sfruttamento. Con tinte sgargianti e toni naïf, l’autore invita ad abbattere il razzismo.
Come insegna Magnin, l’arte contemporanea africana è stata presentata all’Occidente solo verso la fine del XX secolo, mentre nel periodo postcoloniale era relegata al folclore, al decorativismo e a forme di artigianato. Si tratta quindi di un’arte relativamente nuova per noi. Ma la Collezione Pigozzi dimostra che ormai l’arte contemporanea africana è un mondo a sé stante, un universo da scoprire e con cui relazionarsi. Nel Novecento alcuni grandi artisti europei come Picasso e Modigliani si sono ispirati alle forme dei manufatti africani. Ci chiediamo quali potranno essere gli eventuali nuovi sviluppi del dialogo artistico mondiale.
articoli correlati
Il padiglione africano alla Biennale di Venezia
vera agosti
mostra visitata il 7 ottobre 2007
dal 6 ottobre 2007 al 3 febbraio 2008
Why Africa? La Collezione Pigozzi
a cura di André Magnin
Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli
Via Nizza, 230 (zona Lingotto) – 10126 Torino
Orario: da martedì a domenica ore 10-19
Ingresso: intero € 7; ridotto € 6
Catalogo Electa
Info: tel. +39 0110062008; fax +39 0110062115; segreteria@pinacoteca-agnelli.it; www.pinacoteca-agnelli.it
[exibart]