L’avventura comincia nel 1989, quando Jean Pigozzi incontra André Magnin, che collabora alla cura di
Les Magiciens de la Terre, la rivoluzionaria esposizione del Centro Pompidou sull’arte contemporanea dei continenti fino ad allora dimenticati dalla storiografia artistica (Africa, Asia, Oceania, Sudamerica). Ha così inizio la collezione Pigozzi, dedicata ai maggiori artisti contemporanei dell’Africa, ora in mostra presso la Pinacoteca Agnelli di Torino, con più di cento opere esposte, di cui alcune inedite. Ogni anno la collezione, che conta migliaia di oggetti provenienti da trenta paesi africani, accoglie nuovi artisti, appartenenti prevalentemente all’area subsahariana. Molti autori sono famosi a livello internazionale e hanno ricevuto premi e riconoscimenti.
In mostra compaiono dipinti, disegni, sculture e fotografie, nonché installazioni ad hoc, come la nuova
Fiat 500 di
Esther Mahlangu (Sudafrica). L’acrilico domina sfavillante, forse per ricordare le tinte accese e infuocate dell’Africa. Con materiali poveri come latta, corda e spago si compongono figure e immagini. Sono le nuove maschere africane, non più scolpite e incise nel legno, ma concretizzate nei materiali della civiltà urbana, come nelle opere di
Romuald Hazoumé (Benin).
Incredibilmente, anche questi lavori in metallo e resti industriali sanno sprigionare sacra spiritualità e magia. La gigantesca bicicletta di legno e corda di
Titos Mabota (Mozambico) pare l’impressionante veicolo di un dio, ma anche il monumentale mezzo di trasporto di un gigante primitivo. Tutti gli artisti sono profondamente legati al continente e il cordone ombelicale con la loro terra non è mai reciso. Argomenti di attualità e politica sono per esempio toccati da
Chéri Chérin (Congo), con opere di denuncia delle guerre e dello sfruttamento. Con tinte sgargianti e toni naïf, l’autore invita ad abbattere il razzismo.
Come insegna Magnin, l’arte contemporanea africana è stata presentata all’Occidente solo verso la fine del XX secolo, mentre nel periodo postcoloniale era relegata al folclore, al decorativismo e a forme di artigianato. Si tratta quindi di un’arte relativamente nuova per noi. Ma la Collezione Pigozzi dimostra che ormai l’arte contemporanea africana è un mondo a sé stante, un universo da scoprire e con cui relazionarsi. Nel Novecento alcuni grandi artisti europei come
Picasso e
Modigliani si sono ispirati alle forme dei manufatti africani. Ci chiediamo quali potranno essere gli eventuali nuovi sviluppi del dialogo artistico mondiale.