Ancora pochi giorni per ammirare nel capoluogo subalpino ‘L’Oro di Siena’, a Palazzo Madama. Fino al 3 marzo 2002 sono infatti esposti nello storico edificio 42 opere di raffinata oreficeria, realizzate tra i secoli X e XVIII, tutte appartenenti all’Istituzione Santa Maria della Scala del Comune di Siena, oggi moderno complesso museale, uno tra i più grandi edifici medievali superstiti nel Vecchio Continente, già luogo di accoglienza dei pellegrini che dal Nord scendevano verso Roma, lungo la via Francigena.
La collezione presentata in questi mesi a Torino fu per secoli, insieme alle sacre reliquie custodite, una delle più grandi ricchezze dello Spedale senese, che ottenne speciali benefici dal papa Urbano V. Esposta per la prima volta nel 1996, la collezione è stata mostrata anche a Colonia, Erfurt, Bruxelles e Amiens ed arriva a Torino grazie a un accordo con il Comune di Siena, che stabilisce la fruibilità condivisa del patrimonio artistico. Torniamo ai capolavori. Il principale nucleo di reliquie, con i loro contenitori in oro, argento e pietre preziose, provengono dalla cappella imperiale di Costantinopoli: vennero infatti acquistate nel 1359 dal mercante fiorentino Piero di Giunta Torrigiani, il quale ne era entrato in possesso già prima, nel dicembre del 1357, acquistandole direttamente dall’imperatrice, costretta a metterle in vendita per far fronte a momenti finanziariamente difficili.
L’inizio della storia risale ai secoli precedenti, quelli di passaggio dei poteri tra Occidente e Oriente, quelli dello sgretolamento del Romano Impero: infatti, il più vasto e accreditato patrimonio di reliquie, spesso finissimi lavori di oreficeria, fu raccolto dalla Chiesa di Costantinopoli da quando nel IV secolo la madre di Costantino, Sant’Elena, come narra la leggenda, si era gettata per prima nell’avventura della ricerca della Vera Croce. Nel corso dei secoli altri imperatori bizantini raccolsero resti della vita e della passione di Gesù. Di questo prezioso patrimonio facevano parte anche le reliquie e i reliquiari acquistati dai senesi nel 1359.
Ecco la storia di questa collezione di opere di inestimabile valore: antichi manufatti decorati con figurazioni a smalto cloisonné, oggetti di origine bizantina con figurazioni a smalto, rilievi a balzo o realizzati con paste vitree e metalli filigranati, tempestati di pietre preziose e perle, preziosi codici miniati, nonché calici, cofanetti e reliquiari di varia forma commissionati appositamente per custodire i sacri frammenti, tutti di pregevole fattura realizzati dagli orefici toscani tra il Quattrocento e il Settecento.
Forse qualcuno storcerà il naso per cofanetti troppo baroccheggianti, per cimeli dall’aspetto pomposo e per nulla raccolto, ma nessuno potrà esimersi dal rimanere estasiato dalle miniature su fondo aureo rappresentanti i quattro evangelisti. Queste ultime ci riportano alle origini ruspanti della cristianità, quando il lusso di poter trasmettere su pergamena ai posteri i dettami di Gesù era il massimo privilegio prima dell’eventuale martirio.
Visitare la mostra è inoltre un’opportunità per soffermarsi a contemplare l’atrio e salire lo scalone di Palazzo Madama, nell’avancorpo juvarriano, riaperto il 2 giugno scorso dopo tredici anni di chiusura per ricerche e restauri. O ancora per affacciarsi sul cantiere di scavi nella sala del Voltone e osservare le molte stratificazioni e fasi costruttive del palazzo.
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