Una domanda audace. Soprattutto se riferita ad un secolo che ha vissuto grossi mutamenti nel campo delle arti visive. La settantina di opere presenti in mostra, provenienti per la maggior parte dalla raccolta di Carlo
Cattelani, tentano, riuscendoci egregiamente, di porre dei punti fermi nel mare magnum che vede i concetti di arte e spiritualità talvolta uniti, talaltra in conflitto. Le soluzioni presentate, mettono il visitatore in grado di
cogliere l’armonia piuttosto che il contrasto tra i due termini che rappresentano l’oggetto dell’esposizione.
Passando dalla serenità del tratto di Boccioni, che disegna una Natività dai toni rarefatti, si giunge alla sintetica eleganza delle sculture di Adolfo Wildt, per poi sprofondare nella ricerca di Lucio Fontana. Nelle
splendide formelle raffiguranti La Via Crucis (l’opera più alta presente in mostra), l’artista inserisce, grazie alla dissoluzione della materia nello spazio, il dramma di un uomo in un contesto cosmico. L’esposizione prosegue con crescente intensità presentando la soluzione di Hermmann Nitsch che impregna di sangue una pianeta e, con un’interpretazione cruda e violenta, stravolge il concetto di Eucaristia.
Nel crocefisso di Milo Sacchi, composto da zampe e becchi di gallo laccati di rosso, è presente un richiamo evangelico all’episodio in cui Pietro rinnega
Cristo. Spostando l’attenzione ad un momento antecedente la Crocifissione, l’autore crea una contemporaneità concettuale tra due situazioni che nella storia sono poste su punti diversi dell’asse cronologico.
L’acme del percorso viene raggiunto con l’opera di Andreas Serrano che propone il volto di un cadavere brutalmente immortalato come esemplificazione di una morte priva di significato: dalla quale si evince la negazione della spiritualità, intesa come mondo sereno dal quale attingere forza.
Interessante anche l’interpretazione del giovanissimo Paolo Leonardo che traspone il Cristo morto del Mantegna su una sorta di panno rosso, come fosse circondato da
un’enorme chiazza di sangue. La decontestualizzazione del Cristo, lasciato solo, senza i personaggi che nell’iconografia tradizionale lo circondano, rende ancora più toccante e drammatico il momento della sua morte.
Un consiglio: accanto ai locali nei quali è allestita la mostra ci sono le gallerie degli ex-voto che meritano di essere visitate per comprendere come le forme artistiche siano legate alla devozione popolare.
Marie Louise Denti
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Ho visitato la mostra presso il Santuario di Oropa e l'ho trovata molto deludente, a differenza della vostra redattrice. Una croce di Beuys non giustifica la povertà della sala storica, sorretta solo dalla stranota Via crucis di Fontana. La galleria soprastante dei giocolieri del sacro, più o meno ateo, non ha capo né coda. Vi invito a una maggiore severità critica. Come pure a usarci la cortesia di una recensione più succinta e leggibile per ogni mostra. Il vostro sito è apprezzabilissimo, ma la newsletter risulta indigesta. Buon lavoro.
Gentile lettore,
ci spiace che le nostre recensioni le risultino troppo pesanti. Per quanto riguarda la newsletter probabilmente si dovranno fare degli aggiustamenti.
Sulla severità critica, infine, crediamo che questa possa essere integrata - come lei ha giustamente fatto - dall'opinione dei lettori che sappiamo essere attenti, puntuali, competenti.