Dagli anni del dopoguerra, conflitto vissuto in prima
persona che gli costò la perdita della gamba destra, la ricerca espressiva di
Hartung è sempre e inevitabilmente legata alla natura del gesto pittorico.
Azione vera e propria – come svilupparono gli artisti dell’Espressionismo Astratto
(da Pollock a de Kooning e Kline) – la
pittura è estensione del braccio materializzata sulla tela. È sinonimo di forte
presenza corporea, affermazione di esistenza e resistenza che,
nell’impossibilità fisica dell’autore, spesso è filtrata attraverso diversi
strumenti e utensili.
Lontano dai colleghi action
painter americani, Hartung – oltre a mantenere una mentalità e identità
europea – incarna meglio di altri l’aspirazione a un’arte libera da schemi
prestabiliti. Egli stesso, infatti, negli anni ’50 dichiara: “In quanto a me, voglio rimanere libero di
spirito, d’azione. Non lasciarmi rinchiudere, né dagli altri né da me stesso”. Nascono
così quadri caratterizzati da pennellate scure, aspre e decise che, a forma di
lame taglienti, sono dettate da un impulso intimo e profondo.
La consacrazione del maestro – ripercorrendo l’agile ma
troppo deterministica scansione tematica della mostra – è rappresentata dalla
pittura diffusamente conosciuta per l’impiego di spatole, rastrelli e piumini
che, intesi come estensione protesica, gli permettono di coprire grandi
campiture e dare vita ad arditi accostamenti cromatici. Nonostante la
disabilità fisica che porta all’uso della sedia a rotelle possa apparire come
un limite alla libera espressione, la pittura di Hartung arriva, nella prima
metà degli anni ‘80, a una completa maturità.
Attraverso guizzi materici dai toni bruni e
sovrapposizioni di colori acrilici striati con la tecnica del grattage, l’artista sembra palesare con
insistenza una gestualità del tutto spontanea e senza premeditazione. I suoi
quadri, infatti, non sono generati sulla base di una composizione preordinata e
non recano alcun preciso messaggio da decodificare. E anche negli ultimi anni
della sua vita, dove l’uso predominate dell’azzurro e del carminio si mescola a
campiture realizzate con compressori e aerografi, le tele si sviluppano
autonomamente, nel corso del farsi.
Parallelamente
all’esposizione, ispirato liberamente alla vita di Hans Hartung, è Lo Slancio, spettacolo della Compagnia Dino Mascia di scena nel “ridotto” del secondo piano del museo. Non
è il riassunto della vita dell’artista, ma la sua evocazione in termini di
coraggio attraverso un dialogo tra due personaggi: la Donna/Amante/Morte e il
pittore. Tra il chiaro e lo scuro.
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in Deadline al MAM di Parigi
mostra
visitata il 22 dicembre 2010
dal 19
dicembre 2010 al 30 gennaio 2011
Hans Hartung – Lo Slancio
a cura di Paolo Turati
MRSN – Museo
Regionale di Scienze Naturali
Via Giolitti, 36 (zona piazza Carlina) – 10123 Torino
Orario: da mercoledì a lunedì ore 10-19; giovedì ore 10-22
Ingresso: intero € 5; ridotto € 2,50
Catalogo Allemandi
Info: tel.
800329329 / +39 0114326354; fax +39 01143207301; museo.mrsn@regione.piemonte.it;
www.hartungloslancio.it
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