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Che poi non sia riuscito a realizzarla, è un altro discorso. Sta di fatto che Mainolfi è un artista che ha cominciato a disegnare pressoché bambino e ha continuato a farlo anche nei momenti in cui le correnti artistiche predominanti, negli anni sessanta per intenderci, tendevano ad etichettare la pratica del disegno, come sorpassata e anacronistica.
Probabilmente per lui, è un’esigenza irrinunciabile e un atto istintivo, sia per dare sfogo ad un’immaginazione irrefrenabile che come supporto creativo all’elaborazione dei suoi lavori scultorei. Le opere esposte alla 41 Artecontemporanea, sono contraddistinte da una grafica netta e pulita, disegni a matita dalle forme semplici e accattivanti. Animali fantastici, figure umane o forme geometriche incastrate a formare piccoli puzzle. Omini e bestie che cavalcano noci o ne fuoriescono dall’interno. Scatole o curve sinuose al cui interno dimorano strani ovali che sembrano occhi spalancati. Un mondo immaginario e fantastico rappresentato con i colori del bianco, del grigio e del nero. E poi le “Gabbie”, una serie di disegni in cui i sottili tratti neri della matita, hanno la capacità di dare forma al vuoto, creando immagini da un nulla cintato da intelaiature che paiono metalliche. Questa serie di disegni si tramuterà nelle grandi sculture di ferro realizzate negli anni novanta, dal titolo e l’aspetto particolarissimo quali “Solcavallo”, “Sedia capra” o “Capretta arco”, portando a termine un ciclo creativo che, partendo dalla visione, dall’immaginazione e dall’intuito, si trasforma in realizzazione grafica e infine, in creazione manuale e materica dell’idea astratta.
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Dal 30 marzo al 30 aprile 2001 Orario: dal martedì al sabato, ore 10.30/12.30 – 16.30/19.30 –
Catalogo con testi di Francesco Poli in galleria – bar: no – Servizi: si – Telefono: 011.812.95.44 – e-mail: quarantunoarte@libero.it
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