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fino al 30.IV.2006 | Richard Long / Giuseppe Penone | Torre Pellice (to), Tucci Russo

di - 21 Febbraio 2006

Partendo dal basso, s’incontra dapprima la monumentale Piemonte Line (2006), oltre venti metri per quasi cinque ad opera di Richard Long (Bristol, 1945). L’intera parete lunga della sala, dal soffitto al pavimento, è stata dipinta di nero, e su di essa ha lavorato Long, disegnando uno skyline geometrico ricoperto di fango, che schizza e sprizza dalla linea del titolo per rimbalzare sul resto della parte e posarsi a terra, con guizzi gestuali che speriamo di poter vedere documentati. Sul lato opposto, l’artista ha accatastato con metodicità un numero notevole di pietre di Luserna (Piemonte stones, 2006). Pietre locali, dunque, che richiamano le Su Xu Xu stones (2005) del fototesto che le accompagna, insieme a Walking flowing (2005), che accosta ancora parola scritta e fotografia, in maniera simile a quanto fa Hamish Fulton, sebbene quest’ultimo si concentri maggiormente sulla pittura murale che “descrive” i suoi percorsi. Non è comunque un caso che entrambi, seppur con motivazioni differenti, tendano a dissociarsi dall’etichetta che li vorrebbe esponenti della Land Art. Altri cinque lavori, tutti datati 2006 e Untitled, sono esibiti fra il pianterreno e le scale che portano al piano superiore. Opere su supporti lignei, che paiono reperti tratti da un museo di arti e mestieri locali, sui quali Long è intervenuto con l’acrilico e l’immancabile fango, reinfondendo loro la carica vitale, grazie a poche macchie regolari e “decorazioni” applicate coi polpastrelli.
Al primo piano, un indiscusso esponente dell’Arte Povera, Giuseppe Penone (Garessio, Cuneo 1947; vive a Parigi). Il titolo sibillino della personale rimanda a un doppio dialogo: quello tra grafite e bronzo, strumenti per antonomasia rispettivamente del disegno e della scultura, e quello tra io e mondo, nel processo esperienziale dell’impronta in senso letterale o metaforico.

Per la serie Pelle di grafite, il testo, il tessuto epidermico della materia –di un elemento più o meno fantastico– è “riprodotto” su carta telata nera. Può trattarsi di un Riflesso di Lazulite (2004) o di un Riflesso di Argentite (2004), improntato in tre elementi ciascuno, oppure ancora di un unico grande lavoro per il Riflesso di Goethite (2005). All’altro capo della riflessione, il Riflesso del bronzo (2005) si esplicita al termine di una sequenza di cinque elementi, quando il metallo si fa lucido e lucente. I due lavori più datati si concentrano più esplicitamente sulla questione dello Spazio della scultura e al contempo non abbandonano il gusto nient’affatto spettacolare per l’inganno. Il Chiodo d’oro (2002) parrebbe infatti un bizzarro manufatto in ottone, mentre aurea è esattamente la sua materia; mentre quel che potrebbe apparire come un ramo e un brano di corteccia sono in verità bronzei. Spazio della scultura non è dunque quello ricavato a forza dal chiodo che lacera la carne, anzi la pelle dell’essere vivente albero, ma quello creato dallo scarto fra illusione mimetica e riflessione concettuale.

L’insieme di questi gesti mentali e tattili –perché, ci scusino eventualmente il gallerista e l’artista, le toucher è a nostro avviso parte integrante e inaggirabile del godimento estetico– è come precipitato anacronisticamente nell’opera del 2001, Pelle di Cedro. Che, ça va sans dire , è in cuoio e bronzo.

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Richard Long / Giuseppe Penone
Tucci Russo, Via Stamperia 9 – 10066 Torre Pellice (TO)
Orario: dal mercoledì alla domenica 10,30-12,30 e 16-19; lunedì e martedì su appuntamento – Ingresso libero
Info: tel. +39 0121953357; fax +39 0121953459; gallery@tuccirusso.com; www.tuccirusso.com


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