Ethan Acres (Alabama, 1970; vive in Tennessee) è un predicatore
evangelico da ben tre generazioni. E anche in quest’occasione non ha
risparmiato nulla di sé: ha denudato la sua anima e il suo corpo e, nel giro di
un’ora, ha stupito e coinvolto tutti gli spettatori presenti in un rito
eseguito col fango. L’evento si è concluso con una benedizione in “
nome
dell’ippopotamo”.
E c’è da credere che i presenti, in fila composta, ricevendo il segno del fango
sulla fronte ne abbiano compreso il profondo significato.
Il reverendo ha un suo particolare metodo per trasmettere
i contenuti biblici, e con le più disparate forme artistiche contribuisce a
finanziare la sua chiesetta/camper con cui diffonde il suo credo. Da Guido
Costa esordisce con frasi spezzate e voce tonante, declamando un sermone
composto, strutturato in due livelli. Nel primo dichiara di aver trascorso tutti
i suoi trentanove anni ad amare Dio. “
Non è stato facile amarlo, fratelli”, ripete più volte, con enfasi.
Descrivendo i pretendenti ben vestiti e potenti che chiedono la sua vicinanza, pronti
a suggerire ciò che proprio Dio pretende. Esplicito il riferimento alle grandi
religioni: cattolicesimo, ebraismo, islam.
Nel secondo passaggio, il sermone continua aulico ma con
chiare analogie. E Acres narra di aver trascorso sei mesi ad amare una donna
molto più grande, Marylin. Descrive questo amore, vissuto nella più totale
purezza all’alba della sua vita, quando l’artista aveva solo sedici anni, e
della straordinaria bellezza di lei ricoperta di fango (era una vasaia). Poi
descrive i suoi pretendenti vanagloriosi, con splendide automobili: “
Voi
sapete a chi mi riferisco”, ripete Ethan Acres, e anche loro pensavano di sapere cosa potesse
desiderare lei realmente.
Ma Marilyn, malata di cancro, sceglie di vivere i suoi
ultimi sei mesi con Ethan, producendo arte e bevendo birra, passeggiando sotto
le stelle… “
Fino all’unico bacio che lui gli diede sulla fronte, mentre
scivolava nell’eternità”
.E a questo punto il reverendo indossa la maschera dell’ippopotamo
e si immerge nelle piscina di plastica presente in galleria, proprio quelle che
usano i bimbi per giocare, e si ricopre il corpo nudo di fango, ed esorta con
forza tutti i presenti a fare come l’ippopotamo: sguazzare nel fango della vita,
assaporando ogni istante e ogni autentico sentimento. Non lasciando che alcun
“potente” detti le regole per poterla vivere.
L’ippopotamo è lo stesso descritto nella poesia di Eliot: “
È
solido ma fatto di carne e sangue, e quindi fragile, / caccia di notte / e non
potrà raggiungere i frutti del melograno, mentre la Vera Chiesa non potrà mai
cadere perché si regge sopra una roccia, / e non deve scomodarsi per
raccogliere i suoi dividendi”.
Ma l’ippopotamo conquisterà il cielo e i suoi angeli.
Eliot si allinea perfettamente col predicatore, e può darsi
che si salvino molte altre anime perse in questa corsa del mondo moderno alla
prestazione migliore, corredata da set di ansiolitici e psicofarmaci.
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Veramente una performance fuori dai soliti schemi. Grazie per la precisione e la sensibilità della vostra giornalista.
Un lettore fedele
".. è un predicatore evangelico da ben tre generazioni".. ???