Una mostra “allegra” questa antologica su Fortunato Depero, autore insieme a Giacomo Balla del Manifesto della ricostruzione dell’universo secondo il quale occorreva ricostruire il mondo “rallegrandolo”, dando alle arti applicate la stessa dignità e importanza che si concedevano alle nobili pittura e scultura.
Fra le opere in mostra , le scenografie dei Balli Plastici del 1918, in cui gli attori non sono più i protagonisti della ribalta perché sostituiti da marionette in legno, dipinte con colori a smalto lucidissimi e dalle forme squadrate. Punto estremo della sperimentazione teatrale di Depero, l’intento era quello di dimostrare che, oltre a modificare il concetto di scenografia, (percorso già intrapreso con i Balletti Russi), era necessario eliminare anche gli attori, poiché nel nuovo teatro la mimica sostituiva la parola.
Gli arazzi, o meglio i “quadri di stoffa”, prendono parte considerevole del percorso espositivo. Nati come semplici collage di pezzi di stoffa su cartone, la tecnica venne via via affinata e alla colla si sostituirono ago e filo, fino ad arrivare all’ideazione e creazione di opere di grandi dimensioni. Tra queste, spiccano la vivace Tarantella e Diavoletti rosso/neri nelle calde tonalità del rosso e del giallo.
Alle teorie “ludiche” si affiancano anche le nuove visioni sul ruolo del progresso e della vera essenza dell’arte. Nel Ritratto psicologico dell’aviatore Azari si delinea l’idea del ritratto psicologico, concetto secondo il quale l’artista non deve esprimere la fisionomia del soggetto, ma il carattere, l’ambiente che lo domina, il paesaggio che lo circonda, poiché è già la fotografia ad immortalare l’aspetto fisico. Ed ecco che il futurista-aviatore, viene quindi “sdoppiato” e rappresentato nella sua vita di industriale ed elegante borghese e contemporaneamente come pilota civile.
La scomposizione delle forme e la moltiplicazione della figura sono utilizzati per ottenere il maggior movimento possibile anche nel Ciclista moltiplicato , in questo caso lo sportivo diventa simbolo della velocità anche grazie sapiente uso di diverse tonalità dello stesso colore ed al gioco dei volumi.
La mostra prosegue con un susseguirsi di collage, di studi per bozzetti di pubblicità e di meccanizzazioni di sculture di legno. Chiudono i panciotti intarsiati indossati per il congresso futurista del 1924, ed il famoso olio La casa del mago.
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L’officina del mago. L’artista nel suo atelier 1900-1950
Fortunato Depero. Bologna, Galleria D’Arte Maggiore
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http://www.depero.it
claudia pernumian
Mostra visitata il 19 febbraio 2004
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