Dopo l’ampia retrospettiva dedicata al maestro tedesco dalla Galleria d’Arte Moderna poco più di un anno fa, le opere di Hans Hartung tornano a Torino, presentate questa volta dalla Galleria Giampiero Biasutti.
“L’energia è una forza che si può incarnare in ogni forma”, ha dichiarato Hartung; la mostra, intitolata proprio “Energia e forma”, pone l’accento su un aspetto scarsamente esplorato dell’attività dell’artista, se non addirittura inedito per la città : sono esposti, infatti, venticinque lavori eseguiti da Hartung negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, provenienti dal Centro Umanistico Incontri Internazionali Antonio e Aika Sapone di Bellona, presso Caserta.
“L’arte astratta mi sembra essere il momento più puro nella vicenda dell’arte moderna. Con essa, dopo un lungo rilassamento sul piano formale, si ha una tendenza purificatrice che era già cominciata con Cézanne ed era proseguita, in Francia, con il cubismo analitico. La macchia ridiventa una macchia, il tratto un tratto, la superficie ridiventa superficie. Più che mai le opere vivono autonome, libere dalla sottomissione alla mimesi”. Le parole di Hartung sono splendidamente esemplificate nelle opere esposte: sempre al di fuori di movimenti e tendenze, l’artista ha saputo, nel corso della sua lunga carriera, reinterpretare ogni stagione dell’arte contemporanea, dall’espressionismo, al cubismo, all’astrattismo, mantenendo però sempre integro il proprio inimitabile linguaggio formale.
Tra le opere in mostra, “T1970-H29”, del 1970, grande acrilico su tela, “T1983-H26” e “T1983-H25”, entrambe del 1983, costituite da macchie che, per dirla ancora con le sue stesse parole, “hanno l’aspetto zigzagante di una linea che corre attraverso la pagina”.
Le macchie dai colori squillanti, gli spruzzi, i graffiti, su tela o su qualsiasi altro supporto scelto, che hanno reso Hartung uno dei protagonisti del tachisme europeo, ci parlano di un artista che ha saputo mantenere una grande libertà di spirito, servendosi del proprio segno-azione come di un moto irrinunciabile dell’animo: “Scarabocchiare, grattare, agire sulla tela, dipingere infine, mi sembrano delle attività umane così immediate, spontanee e semplici come lo possono essere il canto, la danza o il gioco di un animale che corre, scalpita o si scrolla. Una pianta che cresce, la pulsazione del sangue, tutto quello che è germinazione, crescita, slancio vitale, forza viva, resistenza, dolore o gioia possono trovare la propria incarnazione particolare, il proprio segno, in una linea morbida o flessibile, curva e fiera, rigida o possente, in una macchia di colore stridente, gioioso o sinistro”.
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