01 ottobre 2004

fino al 30.X.2004 Go East! Torino, Gas Art Gallery

 
Go west, diceva un celeberrimo brano dei Pet Shop Boys. Questa volta invece si va ad est. Ma lontano dai luoghi comuni. Tra branchi di lupi non troppo felici e fashion victims che danno fuoco all’ultima collezione haute couture. Dai Balcani, con amore…

di

Un lupo si accinge a scendere le scale. Il corpo abbozzato in gesso lascia trapelare, in alcune parti, le interiora di garza. Il resto del branco è rimasto in una zona del piano interrato, ricoperta da lastre d’acciaio brunito, su cui è trascritta una poesia. Sono versi struggenti di Matija Bećković e narrano come i cacciatori nordici eliminassero i lupi, piantando una lama insanguinata e affilata nel ghiaccio. L’animale affamato, lappando il liquido, si feriva la lingua, facendo sgorgare altro sangue. Così, in un’iterazione mortale, era condannato a morte. La conclusione è amarissima ed inevitabile: “Essendo così i lupi / i più difficili da cacciare / come saranno gli uomini / e i popoli interi / e soprattutto il nostro / che di sangue proprio / non si sazia mai”.
Nel sottoscala un altro lupo è riverso sulla schiena, moribondo, intanto un video proietta le immagini degli animali reclusi nello zoo di Belgrado: affamati si muovono senza sosta, in preda ad un parofssismo evidente. La giovane serba Jelena Vasiljev (Zrenjanin, 1976. Vive a Milano) -che ha presentato questo work in progress nel 2003 alla galleria 10.2! e, fra l’altro, ha partecipato alla collettiva sul Sacro alla galleria San Fedele di Milano- ha graffito ancora lupi su una parete, a cui fanno da complemento alcuni disegni da vedere in un portfolio. Infine -o all’inizio- di fronte alla porta d’ingresso della galleria è poggiata una scultura in negativo di un altro lupo, un vuoto materico dai chiari riferimenti michelangioleschi.
Gemisheva-FashionFire-2003-videostill
Altrove, un’urna trasparente contiene le ceneri di alcuni capi d’alta moda. Costituivano una collezione della bulgara Mariela Gemisheva (Kazanlak, 1965. Vive a Sofia), che presenta il video Fashion Fire. The nice thing of one decent Beauty Queen (2003). Parrebbe il report da una passerella come tante altre, ma le indossatrici –che sfilano nel cortile di una stazione dei vigili del fuoco a Sofia- alla fine bruciano ogni capo. Un atteggiamento programmatico, che da sempre contraddistingue l’approccio tutt’altro che beecroftiano dell’artista rispetto al mondo patinato della moda. E dire che Gemisheva è proprio una stilista, che tuttavia non lesina critiche al proprio ambiente,Vasiljev-Essendo così i lupi-2004-installazione-parziale come ha testimoniato in altre occasioni, per esempio facendo indossare una collezione a sua madre.
Al piano superiore, Miha Štrukelj (Ljubljana, 1973) espone i suoi oli su tela, spesso quadrettati da un visibile spago posto sul supporto. Da Chernobyl Infinity (2004) a Virtual Cockpit I (1999), per risalire ai Selfportrait (1997) e a Ultrasound (1998), lo sloveno -presente alla 49° Biennale di Venezia- mostra una coerente ricerca sull’immagine tecnologica. Ma quello che preme maggiormente non è tanto la pur sempre valida riflessione sull’inflazione dello shock visivo. La questione è anche di altra natura e -come similmente fa Pablo Perra– si concentra sulla discrasia fra il presunto real time dei media “con-temporanei” e la lentezza della pittura. Così finisce per entrare in gioco un rapporto differente non solo con la temporalità -vissuta aldilà di quella retinica- ma anche con la memoria, a breve e lungo termine.

articoli correlati
Mariela Gemisheva alla collettiva “Balkan Visions” da Ar/ge Kunst a Bolzano
Miha Štrukelj alla collettiva “Slovene Way” da Neon a Bologna
link correlati
Il sito di Miha Štrukelj

marco enrico giacomelli
mostra visitata il 24 settembre 2004


Go East!
Gas Art Galley
Corso Vittorio Emanuele II, 90 – 10123 Torino
Orario: da martedì a sabato dalle 15 alle 20
Ingresso libero
Info: tel. 011-19700031; fax 011-19700032; gallery@gasart.it; www.gasart.it
Catalogo bilingue (italiano-inglese) con testi di Francesco Poli, Elena Inchingolo e Paola Stroppiana


[exibart]

3 Commenti

  1. Caro giacomelli, mi spiace correggerla, ma il riferimento non è alla canzone dei Pet Shop Boys ma a un oscuro giornalista dell’Indiana, tal John Soule, che nel 1851 titolò sul proprio giornale “GO WEST YOUNG MAN!”, coniando così lo slogan che accompagnò la famosa conquista del West. La frase è diventata proverbiale nella fraseologia anglosassone, un po’ come la nostra “Qui si fa l’Italia o si muore”, e sono abbastanza certo che gli stessi PSB abbiano fatto riferimento a questa.

  2. MA CARE!!! MA SIETE PAZZE???!!!??? MA “GO WEST!” DEI PET ERA UNA COVER DI UN CAPOLAVORO DEI VILLAGE PEOPLE!!!!!!! MA CE LI VOGLIAMO DIMENTICARE COSI’???????!!!!!????? MA SIAMO IMPAZZITE TUTTE COSIì DA UN GIORNO ALL’ALTRO?????!!!!???MA NON C’E’ PIU’ RISPETTO NE’ MEMORIA!!! DICO, I VILLAGE!!! CON IL LORO LOOK MACHO, EPPURE COSI’ TENERI, L’INDIANO, L’OPERAIO, IL POLIZIOTTO…DIO…QUANTI RICORDI, QUANTE SERATE…QUANTI…BE’…LASCIAMO STARE…
    IN THE NAVY!!! HOT COP!!! YMCA!!! SAN FRANCISCO, YOU GOT ME!! AU!!! AU!!!
    STUDIATE CARE BAMBINE, STUDIATE!!! LE CULTURE POPOLARI SONO MOLTO PIU’ ESIGENTI E COMPLESSE DI QUANTO NON CREDIATE, UN BACIO CARE, CIAOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO

  3. Carissimi,
    grazie a entrambi per le preziose precisazioni. Credo che lo spazio per i commenti sia una delle cose più stimolanti di Exibart!
    Mi permetto anch’io di precisare: che il riferimento sia ai P.S.B. non è una mia trovata, ma credo proprio quella delle giovani -e brave- curatrici.
    Saluti affettuosi,
    Marco

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui