In the future, la prima
personale dell’artista americano
Chris Caccamise (New York,
1975) alla Galleria Glance, è un’esplosione del pop in ogni sua declinazione.
Caccamise è un ibrido tra
Claes Oldemburg,
Lawrence Weiner, Peter Pan e
il
bricoleur levi-straussiano.
Da Oldemburg mutua l’attenzione agli
oggetti quotidiani, da Weiner quella per la parola. Del personaggio che Lévi-Strauss
lodava per l’inventiva di costruire seguendo solo le leggi della fantasia, in
contrasto con la rigida ottusità formale degli ingegneri, Caccamise conserva la
manualità del modellare la carta Bristol (per intenderci, quella usata per i
modellini di architettura), poi meticolosamente smaltata, con cui crea sculture
e installazioni. Dell’eterno bambino nato dalla penna di James Barrie l’artista
americano ha la passione per ri-creare il mondo, partendo soprattutto dai suoi
manufatti più popolari.
È come se Caccamise scomponesse tutto
ciò che lo circonda in unità minime, per poi ri-assemblarle. Ne escono piccole
sculture di macchine, camion, montagne con gli occhiali, tazze e scritte in
lettere tridimensionali che citano canzoni e film (vedi
Alien:
In space
none can hear you scream) o si compongono di singole parole che, nella
serie
Things I’m afraid of, esorcizzano le paure dell’artista (
Emotion,
Abstracion,
Zombies).
Sono lavori all’apparenza banali,
visivamente puerili, dietro i quali però si nasconde nientemeno che la chiave
dell’ontologia platonica. Detto così fa quasi paura, ma il ragionamento è
semplice. Partiamo da un esempio. È come da bambini, quando con i Lego si
ri-costruiva il mondo sull’unità-base di un mattoncino. Si partiva
dall’immagine di qualcosa, mettiamo una macchina, quella che in Platone è
rappresentazione del Regno delle Cose.
Dall’immagine si passava all’idea che
si aveva dell’auto, l’
eidos dell’autoveicolo, e da questo
modello intelligibile si ri-creava una realtà sensibile a quattro ruote,
ovviamente in miniatura. Ora, il gioco non era ri-creare l’immagine della
macchina di partenza, ma dare forma alla propria immagine di macchina.
Alla Glance, Caccamise espone la
teoria dell’imitazione platonica, quella che si basa sulla
mimesis. Il fulcro
della mostra è il modellino di un furgone che si chiama
Home made vehicle. Nome non
casuale, poiché l’importanza è proprio nell’
home made: il veicolo
non è semplicemente l’imitazione di qualcosa, ma è una re-interpretazione
personale, casalinga.
“
Mi piace l’idea di lavorare sulla
ri-produzione della quotidianità”, dice l’artista. “
Oggetti banali
resi complessi. Prendere un’idea concretizzata in un oggetto, farla tornare
un’astrazione e poi ri-costruirla in un oggetto tutto nuovo”.
L’altro protagonista della mostra
sono i prefissi ‘ri-’, ‘re-’. Ri-assemblare, ri-costruire, re-interpretare. Le
opere dell’artista americano non corrispondono mai all’immagine reale del
modello. Non potrebbero, sia per la tecnica artigianale e i materiali “poveri”
che adopera per costruire i suoi lavori, sia per la volontà d’inserirvi una
propria visione del mondo, graffiante e ironica.