E’ iniziato pochi giorni fa il sesto ‘Premio Regione Piemonte’. Il riconoscimento, organizzato dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Guarene d’Alba (cn) dal 1996 individua un gruppo di giovani artisti di livello internazionale e mette a disposizione i suoi spazi per l’esposizione dei relativi lavori. Un prestigioso comitato scientifico delibera poi il vincitore cui viene assegnata la cifra di 15.000$.
Quest’anno il tema del premio – e della relativa mostra allestita a Guarene fino al 30 novembre – verte sulla ricerca pittorica di una generazione di quattro artisti under 35.
Francesco Bonami, insieme al critico d’arte Gianni Romano, ha selezionato gli artisti presenti. Abbiamo posto quattro domande al noto critico d’arte.
Il ‘Premio Regione Piemonte’ ha doppiato ormai la boa della sesta edizione, inizia dunque a configurarsi come un appuntamento classico nel panorama della giovane arte in Italia. Quale è a tuo avviso il suo ruolo oggi sia in assoluto che in relazione alle altre iniziative simili nel nostro paese e all’estero?
Quest’anno abbiamo cambiato formato e il premio diventa anche un riconoscimento a sostegno del lavoro di giovani artisti. E’ abbastanza unico questo abbinamento fra un sostegno alla produzione di nuovi lavori e il momento del premio con un solo vincitore. Volevamo non creare un doppione Fondazione/Regione, quindi la Fondazione diventa sostenitrice della ricerca e la Regione premia il risultato di questa ricerca.
Parlaci di Laylah Ali, americana, vincitrice del Premio e ancora poco conosciuta in Italia. Di che artista si tratta?
E’ un artista che lavora sulla complessità della psicologia umana e la realizza con un metodo, il lavoro su carta, molto classico e semplice. Quindi ciò che guardiamo non ci distrae dal contenuto che sono le tensioni umane fra razze, generi, generazioni.
Tra gli altri artisti selezionati un italiano (Gabriele Picco), un duo che lavora in austria (Muntean/Rosenblum) e il tedesco Thomas Scheibitz. Ci introduci brevemente anche il lavoro di questi pittori?
Picco lavora in modo ibrido fra pittura e fumettistica, la sua brutalità è lancinante. Muntean e Rosemblum lavorano sul malessere adolescenziale e Scheibitz , forse il più classico, lavora sulla pittura come sistema arcaico per interpretare i segni e le immagini del presente.
Per concludere: ti sei trovato d’accordo con il pronunciamento della giuria? Credi che Laylah Ali abbia meritato il premio più degli altri?
Credo che la giuria abbia dato un voto alla fine equilibrato e che fa senso sia per la qualità del lavoro che per il suo contenuto. Tuttavia tutti i lavori sono stati analizzati con attenzione e credo che in ognuno si sia trovato un merito, decisione difficile ma sensata.
Articoli correlati
La scorsa edizione del premio
L’edizione del premio 1999
Link correlati
http://www.fondsrr.org
Massimiliano Tonelli
[exibart]
All’interno del Bunker dell’Aeroporto Nicelli di Venezia si terrà, fino al 29 settembre, una mostra che celebra l'aviazione e la…
Mi hanno rubato l'automobile, modestamente è il nuovo progetto dell’artista napoletano visibile sulle vetrine di Neutro che mette insieme un…
Prosegue la corsa dei cimeli sportivi all’incanto. Da Sotheby’s, la maglia indossata a Città del Messico da Diego Armando Maradona…
La Via Appia, regina Viarum, uno dei monumenti più durevoli della civiltà romana, è stata inscritta nella Lista del Patrimonio…
In occasione della seconda edizione di Expodemic, il Festival diffuso delle Accademie e degli Istituti di Cultura stranieri a Roma,…
Appuntamento questa sera, 28 luglio, con “be here now”, l’esposizione dei tre lavori inediti che l’artista olandese herman de vries…
Visualizza commenti
Brava Layla, anche Picco però.