Per la prima personale torinese,
Corpicrudi (Samantha Stella, Genova, 1971 e Sergio Frazzingaro, Genova, 1966) realizza un progetto in collaborazione con il fashion designer
Alessandro De Benedetti (Genova, 1970). Gli ambienti creati dallo stilista sono impregnati da una sottile vena dark. Del resto, la passione per Russ Meyer e Jodorovski, per Joan Crawford e Siouxsie, nonché per la couture francese anni ’50 e lo streetwear si fondono in una miscela inconfondibile che aleggia in ogni sua creazione.
Il set composto dalle quindici fotografie e dal video inedito si ispira al brano
Lux Aeterna, composto da Clint Mansell per la colonna sonora di
Requiem for a Dream (2000). Una musica che diventa l’elemento ideale nel quale immergere la lirica della caducità espressa da Corpicrudi
: note in grado di carpire l’osservatore e di gettarlo in queste immagini surreali. Grazie a una lastra in plexiglas che si integra perfettamente alla stampa, le fotografie sono infatti caratterizzate da una irreale traslucidità.
Le
“algide vedove bianche” dello stilista -collezione primavera/estate 2008- si immedesimano completamente nel ruolo di mannequin. Negli scatti che ritraggono i corpi senza testa non si tratta di una mutilazione dissacrante, bensì di una poetica che, attraverso la castità delle vesti, fa emergere una femminilità sensuale, seppur appena sussurrata.
Le trasparenze degli abiti permettono infatti di intravedere le forme dei seni e imprimono una raffinatezza capace di sciogliere un mutismo apparentemente glaciale. Questa estetica della bellezza compare in tutta la sua sensualità nell’immagine che raffigura il particolare del volto. In questi scatti il soggetto non è mai centrale, occupa una posizione defilata, sulla destra. Il vuoto diviene un contorno armonico, una luce capace di rivitalizzare l’espressione della figura, il cui sguardo si trasforma in un sentimento di femminilità, puro, estasiante, penetrante. Vi è altresì una ricerca di simmetria che si evince dalle foto che ritraggono le due donne insieme; una specularità dove tutto è studiato con accuratezza fin nei minimi particolari.
Infine, la suggestiva installazione dei lightbox, che ripropone in un’altra chiave di lettura alcune fotografie, trasforma la sala in un ambiente etereo. In tutti i lavori, la bellezza si carica di una velata malinconia. È la caducità della vita, che emerge nel particolare del teschio, nonostante l’argento sfavillante. Ma ancor più nel fiore reciso: elemento vitale, delicato, temporale.
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anche qui molto di " valentina glorioso".