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fino al 31.I.2003 Marco Vaglieri–Il tempo che serve Torino, Luigi Franco Arte Contemporanea
torino
L’artista milanese riflette sulla memoria con lo strumento della storiografia. Attraverso immagini fotografiche, proiezioni e campiture poetiche, la narrazione slitta tra obici, elmetti sotterrati e proiettili. Ma in silenzio…
Un obice ruota incessantemente su se stesso, disegnando traiettorie ripetitive dal sapore vagamente rituale. Il suo movimento accompagna il racconto privato di un milite ignoto caduto durante la Prima Guerra Mondiale e imprime alla narrazione quel ritmo circolare, scandito dal tempo del ricordo che il video Il tempo che serve Parte Prima di Marco Vaglieri condivide con l’intero progetto espositivo della sua seconda personale ospitata dagli spazi di Luigi Franco Arte Contemporanea.
Sin dalla prima sala emerge infatti la regola scelta per presentare i lavori dell’artista milanese, un principio di organizzazione spaziale e temporale che guida l’alternanza di video, fotografia e acquerello secondo una regìa visiva precisa : in Il tempo che serve Parte Prima il passato documentario dei saggi e della memorialistica s’intreccia con la storia singolare di un soldato qualunque, per poi aprirsi progressivamente al tempo intimo dell’artista nella serie Le sette svolte, un insieme di sette dittici che combinano il testo poetico di Vaglieri con oggetti e indizi capaci di mettere in luce il fitto reticolo di corrispondenze che legano l’esperienza individuale della guerra al contesto sociale dal quale l’individuo proviene. Frammenti di gavette, proiettili carichi di ruggine, elmetti sepolti nell’erba e registrati dall’obiettivo costituiscono quindi gli elementi fondanti di una narrazione non-lineare, basata sulla discontinuità fra il verso che testimonia la privazione esistenziale conseguente all’esperienza della guerra e l’immagine, che di quella perdita rappresenta, per sineddoche, la causa.
Ed è proprio fra le rovine e i reperti raffigurati nel ciclo di istantanee che Vaglieri completa l’equazione fra cronologia dell’artista e passato collettivo: “il mio tempo intimo dà voce a tutti i tempi”, afferma il narratore della prima parte di Il tempo che serve. La sua dichiarazione di polisemia diventa evidente nell’ultimo modulo della trilogia video, segnato dal montaggio parallelo di antiche fotografie di trincee e soldati con il vagabondaggio di Vaglieri nei luoghi della memoria e nei paesaggi che delimitano la geografia della Prima Guerra Mondiale. La durata del suo cammino equivale, dunque, al tempo che serve per pensare all’uomo e questo è, suggerisce Vaglieri, “l’unico tempo interamente nostro”. Dall’oscillazione fra passato privato e commemorazione collettiva, Vaglieri ricava un glossario personale dell’esperienza bellica.
“Costretta a distruggere per ricostruire”, la storiografia intima di Vaglieri prosegue con il silenzio di un dittico in cui all’immagine non corrisponde testo e per poi concludersi con il potere arcaicizzante della serie di acquerelli Story board, il cui sguardo contemplativo anticipa i paesaggi sfigurati, incisi dalle trincee e dai bombardamenti del video, non ancora realizzato, Il tempo che serve Seconda Parte.
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Una Henry – The space between us, Torino, Luigi Franco Arte Contemporanea
federica martini
mostra visitata il 29 novembre 2002
Marco Vaglieri. Il tempo che serve
Dal 16 novembre 2002 a gennaio 2003
Luigi Franco Arte Contemporanea, Via Sant’Agostino 23q, 10122 Torino
Tel. +39011 5211336 e-mail: galleria@lfac.it
dal martedì al sabato 15,30-19,30
[exibart]