L’opera site specific che
Paul Fryer (Leeds, 1963) ha progettato e realizzato in diversi mesi di studio con e per Guido Costa non può lasciare indifferenti. L’intero spazio della galleria è occupato dalla ricostruzione di tre tralicci elettrici in acciaio. Ma non si ha un’immediata consapevolezza della complessità della struttura. Il sostegno verticale posto al centro della composizione permette l’intersecarsi dei cavi, che raggiungono le estremità del locale solcando lo spazio per diversi metri, brillando nella penombra fino ad agganciarsi, attraverso le caratteristiche capsule isolanti in vetro, alle sei barre orizzontali fissate ai pali laterali. L’impianto è stato studiato per annullare l’identità del locale, per esistere al di là del confine tangibile dei muri; è monumentale e rappresentativo di una realtà lontana nel tempo. Quando la luce si abbassa ulteriormente, anche il soffitto viene squarciato da una lunga e rumorosa scarica elettrica, e il differenziale di potenza provoca lo stesso voltaggio di un fulmine blu assorbito dal cemento.
Non si ha modo subito di valutare i dettagli tecnologici, perché il visitatore viene rapito dalla figura impigliata tra i cavi: un uomo nudo dalla possente corporatura, il viso riverso all’indietro, lo sguardo sbarrato e la schiena arcuata, il braccio abbandonato verso il terreno a creare una forte tensione nei muscoli dell’addome. Sconcertante l’effetto di questo corpo lucido tra i bagliori della scarica elettrica sulle barre d’acciaio.
Chi rappresenta la scultura in ceroplastica? Si tratta di John Feeks, protagonista di un tragico fatto di cronaca accaduto nel 1889 a New York: operaio addetto alla manutenzione dei cavi che cadde sui fili elettrici e morì fulminato.
Rimase per un intero giorno sotto gli occhi della folla, episodio che provocò un vero panico da electrofobia nei confronti dei cavi che collegavano tutti gli edifici della città, fin quasi a oscurare il cielo.
Ben presto la rete venne interrata completamente, ma questo primo morto venne assunto come simbolo per tutti coloro che nel progresso avvertivano un pericolo per l’umanità, a causa dell’incapacità di controllare gli effetti di invenzioni di cui non si conoscevano le reali conseguenze. Feeks, agli occhi dell’artista, diventa un martire del lavoro e della scienza, e l’immagine dell’operaio viene idealizzata e trasposta in un linguaggio formale che si avvicina concettualmente all’iconografia sacra, al martirio di San Sebastiano.
Fryer aveva già conciliato in passato quest’aspetto con il suo interesse per i fenomeni elettromagnetici. Nell’opera
Deus ex machina, un Cristo è posto sulla sedia elettrica, invenzione di Edison che fu utilizzata per la prima volta un anno dopo la morte di Feeks: si cercava un modo più pietoso per “giustiziare” e procedere all’esecuzione. Anche Nietzsche all’ottimismo positivistico contrappose la sua critica alla cultura contemporanea, che confermava il bisogno di interpretare la realtà secondo parametri più ampi dei semplici dati oggettivi.
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tra le peggiori mostre viste.
La recensione è ben scritta! La mostra non è poi così male..
ma siamo impazziti?! quell'installazione, a detta di tutti, era semplicemente brutta, ovvia e patetica, una roba da non crederci, tanto che guido costa dovrebbe chiedere scusa a tutti i suoi visitatori!
In arte contemporanea, al peggio non c'è mai limite!