27 gennaio 2015

Fino al 31.I.2015 Boris Mikhailov Men’s Talk Guido Costa Projects, Torino

 
Un viaggio nelle carceri ucraine che ci parla della libertà d'espressione

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Presso la galleria Guido Costa Projects di Torino, negli antichi spazi di una vecchia tipografia torinese, un luogo in cui nessuna modifica ha voluto ottenebrare una realtà dell’architettura urbana cittadina, l’immaginario urbano-decadente di Boris Mikhailov trova il suo posto.
La serie fotografica Men’s Talk, composta da 43 fotografie in bianco e nero (tranne una!) e di piccola dimensione, è una riflessione profonda sulla libertà di espressione, sui limiti imposti dalla società e sulla rottura attuata nella dimensione  del singolo, in un atto di coraggio che è umile e sottinteso poiché parte di una dimensione privata che nessuno può scalfire. Una coppia omosessuale è ritratta nella sua quotidianità vissuta tra le mura di una prigione situata in Ucraina. I due uomini, assieme nella stessa cella, sono descritti nell’espressione del loro amore, nell’ozio e nel vivo della loro dimensione sessuale. Il tempo qui rappresentato è proprio di un mondo altro, che non ha niente in comune con la temporalità inglobata e scandita degli obblighi del fare quotidiano e sociale: il tempo è qui ribaltato e segue delle linee proprie ed uniche. 
Allo stesso modo le fotografie, sebbene siano state scattate nel 2011, sembrano essere di epoche precedenti, come suggeriscono il grigiore della pellicola e le irregolarità tecniche che rivelano il modo attraverso cui guardare a queste immagini. Non si tratta di un occhio pubblicitario, di uno sguardo lindo e freddo, di un amore estetico per l’atto fotografico: l’immagine in Mikhailov acquista dramma, senso e movimento in virtù della non staticità dei suoi intenti.
Boris Mikhailov, Men's Talk Guido Costa Projects, Torino
Quella di Mikhailov è sempre stata una fotografia diversa da quella ufficiale sovietica: fin dagli anni ’60 egli ha documentato la vita nell’Unione Sovietica mettendo in primo piano gli emarginati, i senzatetto, le prostitute e gli omosessuali ritratti in luoghi appartati, nella loro ricerca di intimità e soddisfazione. La particolarità del suo sguardo sta nell’aver creato immagini in posa, seguendo una pratica di messa in scena realizzata assieme ai protagonisti di questo mondo parallelo. L’evidenza dell’incrinatura di questa realtà non patinata e dell’ironia con cui la tratta, fa decadere l’illusione e la possibilità di credere in quei gesti. Così un seno nudo ed avvizzito, il sesso di un anziano e una risata sdentata aprono ad un’immediata ed altra lettura: il nudo, proibito in era sovietica, è così la chiave che permette di rompere un muro di silenzi e la costruzione di una società composta da una massa omogenea dedita all’obbedienza in attesa dell’escatologia laica.
Nel trittico Men’s talk II, realizzato appositamente per la mostra, l’artista si ritrae mettendosi letteralmente a nudo sciogliendo la propria categoria di protetto, creando inoltre un parallelo molto forte con l’arte pittorica di Francis Bacon. Il proprio corpo, la pelle che pesa come carne piena, diviene come mezzo di comunicazione con il singolo, sintesi di un mondo esterno, e con se stesso, identificando in quest’opera una parte di un processo di autoanalisi iniziato negli anni ’60 e celebrato con la serie I am not I del 1992. 
Il rapporto con il sé, con il proprio sosia  ma anche con la propria unicità è il cardine per comprendere meglio il proprio posto in un mondo che celebra delle tipologie di persone, che crea categorie come quella degli eroi, ripetutamente ridicolizzata da Mikhailov negli anni ’90, e ne stabilisce le precise iconografie.
Alessandra Franetovich
mostra visitata l’8 novembre 2014
Dal 10 Ottobre 2014 al 31 Gennaio 2015 
Boris Mikhailov
Man’s Talk
Guido Costa Projects
Via Mazzini 24, Torino 
Orari: dal lunedì al sabato dalle ore 15:00 alle 19:00

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