Secondo Rudolf Kassner (1873-1959), uno dei principali errori dell’uomo moderno è quello di sovrastimare il proprio ruolo nel mondo, cadendo vittima del relativismo e dell’individualismo. Il vero artista deve essere in grado di percepire il mondo nella sua totalità, superando la visione analitica e la dissezione razionalistica operate dalla scienza. Attraverso un ambizioso progetto video-installativo, Valerio Rocco Orlando (Milano, 1978), che riconosce nel filosofo austriaco uno dei suoi maestri ispiratori, propone con sei cortometraggi un percorso (auto)biografico espressione di una profonda empatia tra l’artista e i soggetti rappresentati. Le donne ritratte in questi video infatti, condividono con Orlando un rapporto di amicizia e ogni singolo lavoro è come il risultato di una partecipazione tra le loro vite e quella dell’artista.
La messa in scena delle distintive personalità rientra in una poetica di tipo realista mediante la quale l’autore ricerca e riconosce sé stesso, nel caleidoscopio dei caratteri rappresentati. Ma un’interpretazione in senso narcisistico sarebbe del tutto fuorviante. L’intenzione di Orlando è infatti quella di mostrare l’impossibilità di considerare l’individuo come un’entità svincolata dalle altre individualità che lo circondano e ancor meno dallo stesso ambiente in cui si trova inserito. Per questo i suoi ritratti femminili sono spesso in simbiosi con una specifica realtà urbana: New York per la melanconica Eva, che canta seduta sul davanzale di un loft mentre un close-up sonoro gioca con la sua voce e i rumori provenienti dalla strada.
Eleonora attraversa Firenze e i Giardini di Boboli, guidata dalla luce di una lanterna che muta da un colore all’altro. Il mondo del sogno e del ricordo è richiamato da Celeste, una Lolita sotto il cui sguardo scompaiono i frutti di un magico picnic. La truccatrice Rita ricerca il proprio sé in un susseguirsi di mascheramenti capaci di esprimere un diverso stato d’animo; fino ad accorgersi che solo nella sua nudità originaria il volto umano è capace di esprimere le profondità dell’anima.
L’impiego di altoparlanti “a doccia” e la particolare attenzione nelle distanze tra un video e l’altro, consentono all’artista di superare le difficoltà dettate dalla presentazione di sei proiezioni in un unico ambiente espositivo. Lo spettatore riesce a percepire ogni video nella sua autonomia e al tempo stesso è possibile cogliere la rete di corrispondenze tra i lavori in mostra.
In un momento in cui le tecnologie digitali sembrano favorire una sorta di “creatività diffusa” e frenetica, che corre lungo le fibre ottiche del Web e trova la sua vetrina nei siti di social networking, Valerio Rocco Orlando sceglie le potenzialità espressive della ripresa su pellicola, il carattere intimo di un allestimento che chiede di essere attraversato silenziosamente, come un ripiegarsi dello sguardo nella semioscurità della coscienza.
luca vona
mostra visitata il 9 febbraio 2007
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per una volta un artista italiano che si distingue dagli altri