Cosa significhi per un pittore dipingere lo si può intuire osservando un quadro dell’artista piemontese
Giuseppe Vignani (Algeri, 1932; vive a Torino), nato in Algeria per puro caso, a causa di una tournée di suo padre musicista in quel Paese dove ha poi conosciuto la futura moglie.
Ogni suo quadro narra una storia diversa, autobiografica e universale nello stesso tempo, come solo può esserlo una pittura libera da condizionamenti di qualsiasi tipo e abituata a parlare essenzialmente dell’uomo. E per questo emotivamente coinvolgente, nonostante utilizzi un registro linguistico figurativo ai limiti dell’illustrazione, didascalica per antonomasia. Ai limiti, però, perché Vignani non descrive nei minimi particolari una situazione ma ne suggerisce un punto di vista, ne accenna un sentimento, trasformandolo anche in favola per certi versi, nella convinzione che “
la parola ‘arte’ si identifichi con poesia”, come scrive in catalogo.
Rivelando chiaramente e senza infingimenti un’affinità stilistica con
Marc Chagall, peraltro dichiarata in un dipinto come
Improvvisamente, dove si compie la liturgia della donna volante, fondendosi anche con un certo gusto per l’arcaismo novecentesco di
Massimo Campigli. Due riferimenti molto riconoscibili nei suoi oli su tela, che danno un’idea ben precisa della linea pittorica seguita da Vignani fin dagli inizi della carriera artistica quando, partecipando da esordiente a una collettiva a Torino nel 1966, viene menzionato sul quotidiano “La Stampa” dai due grandi critici del tempo, Luigi Carluccio e Angelo Dragone, e incoraggiato a proseguire su quella strada.
Fino ad arrivare alla terza personale da Mazzoleni, galleria con la quale ha una collaborazione in esclusiva a partire dal ‘96, presentando una sessantina di quadri recenti nelle sue sale affrescate, dislocate sui tre piani dell’ottocentesco Palazzo Panizza. Uno spazio espositivo dalla vocazione museale, che ha sempre mantenuto una certa continuità nei confronti della tradizione pittorica del Novecento, parallelamente all’attenzione per le tematiche maggiormente contemporanee, soprattutto quando apparivano lontane dalle pretese di originalità delle ultime tendenze artistiche, magari troppo legate alla moda del momento.
La pittura di Vignani è invece senza tempo, semplice e popolare nel suo modo di rappresentare il tema dell’amore, declinato in tutte le possibili sfumature: da quello coniugale alla passione per la musica fino alla dimostrazione d’affetto per la propria città (
La mia Torino).
Senza dimenticare mai di sottolineare quell’impercettibile inquietudine che dimora anche nella quiete più serena, attraverso la consuetudine di dipingere i propri personaggi con uno sguardo fisso e attonito. Come di chi accetti il proprio destino senza comprenderlo fino in fondo.