Sono sceso ai Murazzi del Po per motivi personali, come scattare alcune fotografie e passare un paio d’ore tranquillo, a scrivere. Verso il tardo pomeriggio, tutta la zona e in specialmodo il Jamin, dove stato seduto a scrivere e sorseggiare una birra, ha cominciato ad animarsi e riempirsi di gente. Molti giovani ma anche alcuni uomini d’affari intenti a discutere sommessamente, con l’ausilio di un aperitivo o coppiette quarantenni con tanto di prole per mano. Buttando lo sguardo curiosamente in giro, ho notato che qualcuno stava appendendo delle tele sui fili che delimitano il perimetro del dehor e ho deciso di andarle a scrutare più da vicino. Si trattava
Ciò che risultava subito comprensibile, almeno ai miei occhi, era l’evidente immediatezza della realizzazione delle opere. Mi davano l’impressione di qualcosa che viene creato di getto, quasi con urgenza e mi domandai quali potessero essere i motivi di quell’esigenza espressiva.
Parlando con l’artista, mi racconta di come l’immediatezza che caratterizza non solo il suo modus operandi nell’arte, ma anche il modo di agire e di rapportarsi agli altri nella vita, è in fondo il frutto di un’evoluzione, maturato dall’esperienza di trent’anni d’insegnamento nei licei e dalla raggiunta consapevolezza che troppo spesso i metodi consolidati per fare lezione, la rigidità e l’ortodossia nell’insegnamento risultano controproducenti, mentre dare spazio alla creatività e all’improvvisazione, può portare a risultati sorprendenti.
Così nell’insegnamento come nella vita e nell’arte. Come racconta lo stesso Guarini in un artigianale ma preziosissimo cataloghino in cui ripercorre le tappe di questa sorta di affrancamento dal rigore forzato delle cose preconcette: “…sono passato dal disegno rapido di soggetti esistenti al disegno rapido di stati emotivi o di problemi esistenziali. Si lascia che la matita o la penna descriva nel suo linguaggio il problema e le emozioni in
Bruno Panebarco
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