Entri subito nella mostra.
Gli spazi grandi, le pareti alte, bianche ti coinvolgono a 360 gradi in un’esposizione che senti, che vedi diversa dalle altre. Le opere, infatti, “sono poste in mezzo alla stanza in modo disordinato, intralciano il cammino e spingono l’individuo ad avere con loro un rapporto fisico oltre che contemplativo”.
Niente spiegazioni, solo il titolo dell’opera ed il periodo nel quale è stata concepita. In un ambiente asettico senza fronzoli e introduzioni, si offre alla critica ed alla riflessione l’arte di Michelangelo Pistoletto, uno dei più grandi artisti contemporanei viventi.
100 opere eseguite tra lo scadere degli anni cinquanta e quest’ultimo periodo, raggruppate in senso cronologico per dare leggibilità della sua metamorfosi. Questo l’obiettivo che si prefigge “IO SONO L’ALTRO”; l’esposizione, presso la Palazzina della Società Promotrice delle Belle Arti, curata dallo stesso Pistoletto insieme con Giovanni Castagnoli e Riccardo Passoni.
Dipinti su fondo neutro, quadri specchianti, il nucleo delle sculture ed installazioni intitolate
“Oggetti in meno” – risalenti alla metà degli anni cinquanta.
Per tutti è l’artista degli specchi, ma, com’è evidente all’osservatore, Pistoletto è anche altro. Un altro che deve ricercarsi nella genesi del suo pensiero, nell’esplorazione dell’arte e di se stesso.
“L’artista è sponsor del pensiero (…) e l’arte ha delle responsabilità – rileva l’autore. E’ responsabile di una nuova filosofia basata sull’incontro dei poli opposti, come l’assoluto e il relativo; (…) essa deve rendere evidente la possibilità di determinare i valori d’un vasto equilibrio. Coinvolge l’estetica e l’etica comune – e perciò – l’uomo d’arte deve essere ovunque; presente in tutte le attività possibili (…)”
“Il quadro è uscito dalla cornice; la statua è scesa dal piedistallo”.
La multidisciplinarietà, l’avvicinamento all’altro ed il suo coinvolgimento nell’opera. L’Arte è strumento di relazione e lo Specchio ci mette in contatto con l’immagine ed il mondo che ci circonda.
“Le opere parlano da sole” dice. Esse t’invitano ad osservarle, capirle e viverle.
Così fanno “Oggetti in meno”. “Nati per evidenziare la crescente importanza degli oggetti di consumo nel mondo occidentale – scrive Angela Vettese nel saggio “Dentro lo specchio”. (…) Luoghi di proiezione dell’identità personale, ma anche presa di distanza dalla proliferazione di gadget ed imballi dei quali la produzione industriale andava, negli anni ’80, dichiarandone una pretesa utilità”. Tra questi si trovano: “Cinque Pozzi” (1966), all’interno dei quali uno specchio collocato sul fondo, dona l’idea d’uno spazio infinito e magnetico; “La Grande sfera dei giornali” (1966) – creata dalla sovrapposizione giornaliera di fogli di quotidiani – che interagisce con il tempo e con lo spazio; “Quadro da pranzo”, simbolo di un dialogo paritetico tra due ipotetici interlocutori.
“IO SONO L’ALTRO” è anche “Monumentino” (1968) e la splendida “Venere degli stracci” (1967); nate nell’ambito delle attività dello Zoo, in esse, come in molte altre, la fa da padrona la coppia ordine – disordine.
Abito come elemento ideologico: “Apparenza” che viene resa straccio in una forte critica al consumismo.
Ma l’abito è anche simbolo “delle convinzioni attive in una comunità – afferma Vettese – e quindi non si po’ semplicemente condannare (…) perché il suo proporsi come significante va rispettato e sottolineato”.
Una mostra che certo non racchiude tutte le “espressioni” di Pistoletto, perché buona parte di esse sono “fuori”; ma serve per avvicinarsi a quell’idea di dialogo tra mondi diversi che è fondamentale nella sua ricerca, dove l’uomo-artista è il punto di congiunzione e comunicazione tra le attività umane.
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