Nell’anno in cui la Costituzione italiana e la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo compiono sessant’anni, una mostra vuole sottolineare un diritto in particolare, tra quelli fondanti la società civile, il diritto al lavoro. Inserendosi con coerenza nel programma di celebrazioni del centenario della Cgil, iniziato nel settembre del 2005 e ormai prossimo a concludersi proprio con questa rassegna, incentrata sulla storia del movimento operaio. Che, dopo aver toccato il culmine nel 2007 a Napoli, ora fa tappa a Torino con un allestimento multimediale realizzato dallo studio di produzione video
N!03.
Una volta varcata la soglia del PalaFuksas, su cui giganteggia la scritta
Rossa stampata a caratteri cubitali, si comprende meglio il senso del sottotitolo
Immagine e comunicazione del lavoro: 1848-2006.
Perché si tratta di un viaggio nel tempo, quando il movimento dei lavoratori, scoprendo a sua volta le tecnologie, le ha “utilizzate” a proprio vantaggio per produrre immagini nuove, contribuendo così alla creazione di una vera e propria iconografia del lavoro. “
I lavoratori sono entrati nella storia 160 anni fa”, spiega il curatore Luigi Martini, “
provenendo dalle prime società operaie di mutuo soccorso dove si autofinanziavano. Qui hanno sviluppato una nascente coscienza di classe, per cui chiedevano loro stessi ai fotografi di documentare il proprio corpo che lavorava, per rivendicarne la dignità”.
Ci sono così le foto, i disegni, il cinema, le riviste illustrate, i periodici, i manifesti (tra cui uno realizzato da
Renato Guttuso nel 1973) e tutti quei materiali dove la presenza fisica del lavoratore, da principale strumento di lotta è diventata oggetto di analisi da parte degli artisti, che l’hanno trasformata in un potente veicolo di comunicazione sociale. Storia ed estetica si affiancano in un allestimento cronologico -dall’Ottocento ai giorni nostri- suddiviso per aree tematiche, dove ai momenti emotivi e coinvolgenti offerti da grandi schermi per raccontare l’evolversi, per esempio, della forma-corteo, si accompagnano stanze di approfondimento dove consultare, su lunghi tavoli interattivi, materiale iconografico prodotto dagli stessi lavoratori.
Come quello risalente al primo congresso del sindacato confederale nel 1906 o quello legato ai momenti di lotta degli anni ’70, dove un flusso di parole e slogan scorre ininterotto, come se fosse sul nastro trasportatore della linea produttiva di uno stabilimento industriale.
Il filo rosso, scelto come logo della mostra, è la metafora visiva che accompagna il pubblico lungo tutta la visita in questo spazio circolare, dove le immagini e i video sono posti su un percorso perimetrale buio, che sfocia in un’area centrale luminosa. Quella rappresentata dall’antica ghiacciaia, cuore pulsante di questo palazzo di vetro progettato da
Massimiliano Fuksas, dove prima sorgeva il Mercato dell’abbigliamento, nell’area di Porta Palazzo.
In conclusione, il desiderio manifestato dagli organizzatori è che questa mostra diventi un’installazione permanente, da visitare a fini didattici. E in questa direzione sembra si stia muovendo la Scuola sindacale di Ariccia, dove si formano i futuri quadri della Cgil.