Un’interessante ipotesi di lettura in merito al nuovo allestimento realizzato da 41 artecontemporanea, dedicato alla produzione di Beppe Sesia (Torino, 1916), ci viene fornita da un noto aforisma di Goethe, preso in prestito per dare il titolo all’intera mostra: “Nessuno ci può rubare la gioia della prima intuizione”. La prima intuizione può corrispondere, nel caso di queste opere, al guizzo creativo, all’ispirazione, al concepimento di una suggestione che presto prenderà forma, ma anche allo slancio comunicativo ed esplorativo proprio dell’infanzia, tra sagome, sostanze e colori tutti da scoprire. L’esposizione torinese è
La tecnica utilizzata dall’artista, piuttosto elaborata ed estrosa, prevede l’accostamento di svariati ritagli di carta stagnola, intrichi di strisce adesive e apporti grafici a biro . Tra le peculiarità delle opere selezionate, a tratti destabilizzanti, sono da sottolineare il marcato impiego dei più diversi elementi cromatici, l’evidente aspetto ludico dell’intera procedura e una certa volontà di recuperare il passato – soprattutto attraverso il riesame delle varie scelte compositive compiute o nella costante indagine dei più alti aspetti della storia dell’arte. I lavori in mostra sono suddivisi in quattro differenti gruppi: un insieme di elaborazioni totalmente astratte; un piccolo nucleo di opere raffiguranti teschi umani e due serie volte alla rivisitazione dei capolavori del passato Dama con l’ermellino e Ritratto di Ginevra Benci . I lavori dedicati alle figure leonardesche, per esempio, sono stati realizzati utilizzando le fotocopie delle rispettive riproduzioni quali basi da decorare con i metodi più disparati: colorandole con semplici pennarelli, ma anche attraverso l’applicazione di strisce plastificate su fondi metallizzati. Tale particolare scelta espressiva favorisce un’interessante interazione tra il mezzo meccanico, che consente la duplicazione di immagini attraverso una fotocopiatrice, e la manualità in senso
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