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Shakespeare), il nuovo lavoro di Simone
Martinetto (Torino, 1980)
indaga la materia dei sogni. Le sue fotografie guardano al buio interiore,
quello dell’inconscio che si libera nel sonno e che prende forma in visioni.
Diventando luce.
Per quanto immateriale, il sogno è più
vero di quanto sembri. È carico dei desideri e delle paure più profonde, le
stesse che, da vigili, si è soliti tenere sotto controllo. Per Martinetto,
allora, chiudere gli occhi equivale a entrare in sentieri e stanze di cui non
immagina l’esistenza. Nel mistero e nel timore, sempre più sentito ma di cui ci
si tiene in genere a distanza, della morte. Il sonno, o morte apparente, è
dopotutto il momento in cui finalmente il corpo cede alle tensioni e,
riposando, si lascia andare nelle braccia di Morfeo. Alla scoperta
dell’inconscio e grazie alle persone che vengono chiamate a raccolta per
mostrare qualcosa inevitabilmente connesso al soggetto sognante.
In mostra, accolti a prima vista da una
cacofonia indecifrabile, i nuovi lavori di Martinetto sembrano semplicemente
fotografie parlanti. L’accumulo di parole che inizialmente invade lo spazio
segue invece un preciso random sonoro attraverso il quale si alternano silenzi,
monologhi e cori di voci. Le immagini, che apparentemente ricordano, pur non
essendolo, dei lightbox, sono caratterizzate da una luce che, a tratti
teatrale, trasforma l’istante immortalato in un momento continuamente presente
e aperto.
Se in principio si potrebbe pensare a un
lavoro di sonorizzazione delle immagini, le fotografie illustrano invece le
singole storie che preesistevano al racconto dei sogni. L’artista le aveva
realizzate in momenti e contesti diversi, senza neppure prevedere cosa un
giorno sarebbero potute diventare. Parte della sua collezione di immagini,
proprio come avviene con i ricordi nella memoria, è così riportata alla luce e
accostata ai rispettivi protagonisti colti nel momento del sonno. È una sorta
di quadro familiare, perché i soggetti che compaiono nel percorso fotografico e
vocale sono amici e parenti dell’artista; altri, invece, persone che hanno
condiviso con lui un pezzo di storia. L’indagine del progetto si è così
ristretta a una cerchia intima e ben precisa, escludendo possibili nuovi
sviluppi e relazioni testimoni dell’ignoto e del non conscio notturno
collettivo.
Tradotta in narrazione e racconto, Della stessa materia dei sogni si
presenta in ogni caso come attenta indagine sull’ordinario a cui l’artista conferisce
un’apparenza enigmatica, tra il conosciuto e l’estraniante, vicina e distante
al tempo stesso.
La
prima personale dell’artista in galleria
Simone
Martinetto a Nuovi Arrivi 11
claudio cravero
mostra visitata il 26 gennaio 2011
dal 20 gennaio al 5 marzo 2011
Simone Martinetto – Della stessa materia dei sogni
Galleria Claudio Bottello Contemporary
Via Bogino, 17h (zona piazza Carlina) – 10123 Torino
Orario: da lunedì a venerdì ore 10.30-12.30 e 15-19
Ingresso libero
Testo critico di
Claudio Marra
Info: tel./fax +39 0117631050; info@dearte.it; www.claudiobottello.com;
[exibart]