Il Futurismo cent’anni dopo. Qual è il suo significato storico, quale il suo lascito ereditario? Sono questi gli interrogativi più urgenti che s’impongono, essendo chiamati a tracciare un bilancio in occasione di un anniversario tanto significativo. Il Futurismo è stata un’avanguardia prevalentemente italiana, che nulla ha preso a prestito da movimenti europei, in quanto prepotentemente innervata in un clima storico-politico peculiare.
A differenza dell’Espressionismo tedesco, nato con il fine di diffondere un nuovo spirito di fratellanza, i futuristi – convinti assertori delle innovazioni tecnologiche – vedono con occhio favorevole il militarismo, deificano la velocità e il dinamismo, che applicano a ogni ambito, non solo a quello pittorico e letterario, ma anche alla musica, al teatro, al cinema.
La mostra, articolata in due momenti, indaga il ruolo rivoluzionario del Piemonte all’interno del movimento. La prima sezione, nella galleria sottana, ha un carattere essenzialmente documentario; la seconda, invece, pone in primo piano una figura eclettica dell’arte contemporanea,
Pablo Echaurren, dalla cui collezione, unitamente a quella di Claudia Salaris, provengono i documenti ospitati dalla prima sezione.
Lo spettatore si trova di fronte a un repertorio molto vasto di materiali, con un nucleo forte di lavori di
Ugo Pozzo, che fondò il Gruppo Futurista Torinese nel 1923 e del quale, tra gli altri dipinti, si possono osservare una
Aereopittura del 1926,
Cosmopoli dello stesso anno e un olio del 1970,
Il costruttore.
Tra i manifesti e le pubblicazioni si segnala il
Manifesto edito da “Frigidaire”, realizzato da Echaurren con Renato Curcio negli anni ’90 ed esposto nelle stazioni della metropolitana di Roma. La creatività di Echaurren, che spazia dalla pittura alla ceramica con un’iconografia aggressiva e graffiante, richiama alla mente l’espressività “anarchica” dei futuristi, libera da qualsiasi costrizione, volta solo a “
non adeguarsi a un mercificato pensiero unico”.
Questo spirito libero si coglie con evidenza nel ciclo di dipinti esposti nella galleria soprana: figura ricorrente è il teschio, che assume un’intensità simbolica, come una sorta di presagio. Si veda, ad esempio, il dipinto
Mammaroma (2008), nel quale la Lupa convive con una miriade di teschi. Nascita e distruzione insieme, in una visione conflittuale della realtà.