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04
novembre 2009
fino al 5.IV.2010 Gianni Colombo Rivoli (to), Castello di Rivoli
torino
Dispositivi che creano quadri mutanti, cromostrutture a fasce intermittenti, proiettori di geometrie variabili. Colombo stravolge le regole dello spazio architettonico. E coinvolge in maniera globale...
L’arte
cinetica non ha mai goduto d’una grande notorietà. I suoi stessi protagonisti,
disseminati un po’ ovunque a livello internazionale, non sono stati valorizzati
dalla critica quanto avrebbero meritato.
Tra
questi, Gianni Colombo (Milano,
1937-1993), al quale il Castello di Rivoli dedica la più grande retrospettiva mai
realizzata, a cura di Carolyn Christov-Bakargiev
e Marco Scotini. Una mostra che ha l’indubbio merito di valorizzare la vasta
produzione e soprattutto l’originalità degli interessi scientifici di uno dei
membri fondatori del Gruppo T, realtà con cui s’identifica non a lungo, data la
sua complessa personalità.
I
primi movimenti che Colombo affronta sono quelli legati alla superficie: quadri
di diverse dimensioni sui quali emergono protuberanze e depressioni, che
possono esser modificate manualmente, azionando i tiranti predisposti ai bordi
dell’opera. A questa tipologia si accostano, sempre realizzati negli anni ‘60,
vari modelli di Strutturazioni pulsanti,
costituite da un campo monocromo suddiviso in una griglia d’elementi identici,
che impulsi elettromeccanici in sequenza imprevedibile modificano, creando
sempre nuove forme in un bassorilievo di geometrie mutanti.
Quelli
che Colombo progetta sono dispositivi che incuriosiscono perché custodi di un
meccanismo da scoprire, un gioco di sequenze da risolvere. Come funziona? È questa
la prima domanda che sorge quando ci si avvicina a uno di questi oggetti, che
operano autonomamente e al tempo stesso agiscono sulla psiche di chi osserva,
alterandone la percezione. L’energia del movimento si somma poi a quella della
luce nelle Strutturazioni acentriche, realizzate
in corpi alveolari rotanti, producendo bagliori cromatici intermittenti e
sfalsati.
Di
grande suggestione gli ambienti creati da figure geometriche proiettate nel
buio, che variano dimensione e prospettiva. Colombo, infatti, presto comincia a
sperimentare la luce nello spazio, per modificarne le caratteristiche e
verificare le reazioni dell’uomo che lo attraversa. Iniziano così gli studi
relativi allo Spazio Elastico, una
gabbia realizzata con fili animati da motori e dall’azione della luce di Wood;
un reticolo di cubi delineati da semplici elastici, in cui lo spettatore può
camminare e toccare e modificare le traiettorie proposte dall’artista.
Impossibile
resistere alla tentazione di sperimentare l’anomala scala allestita nella “manica
lunga”: si tratta del progetto Bariestesia, termine che indica la zona vestibolare che controlla il nostro
equilibrio, e che si concretizza in un percorso con alterazioni programmate dei
gradini, inclinati con pendenze inaspettate e diverse altezze, per sollecitare
ogni sicurezza conferita da un ordine predefinito.
È
possibile anche entrare in una sorta di tunnel a deformazione topologica
progressiva, in cui l’inclinazione del pavimento varia in direzione opposte,
provocando una forte sensazione d’instabilità e disorientamento.
E ancora ci si sofferma ad
osservare sottilissimi parallelepipedi appesi nel vuoto, alterati da movimenti
impercettibili, che ne variano poeticamente la geometria. Figure che s’intersecano
e che mutano la propria posizione, disegnando sempre nuove prospettive.
cinetica non ha mai goduto d’una grande notorietà. I suoi stessi protagonisti,
disseminati un po’ ovunque a livello internazionale, non sono stati valorizzati
dalla critica quanto avrebbero meritato.
Tra
questi, Gianni Colombo (Milano,
1937-1993), al quale il Castello di Rivoli dedica la più grande retrospettiva mai
realizzata, a cura di Carolyn Christov-Bakargiev
e Marco Scotini. Una mostra che ha l’indubbio merito di valorizzare la vasta
produzione e soprattutto l’originalità degli interessi scientifici di uno dei
membri fondatori del Gruppo T, realtà con cui s’identifica non a lungo, data la
sua complessa personalità.
I
primi movimenti che Colombo affronta sono quelli legati alla superficie: quadri
di diverse dimensioni sui quali emergono protuberanze e depressioni, che
possono esser modificate manualmente, azionando i tiranti predisposti ai bordi
dell’opera. A questa tipologia si accostano, sempre realizzati negli anni ‘60,
vari modelli di Strutturazioni pulsanti,
costituite da un campo monocromo suddiviso in una griglia d’elementi identici,
che impulsi elettromeccanici in sequenza imprevedibile modificano, creando
sempre nuove forme in un bassorilievo di geometrie mutanti.
Quelli
che Colombo progetta sono dispositivi che incuriosiscono perché custodi di un
meccanismo da scoprire, un gioco di sequenze da risolvere. Come funziona? È questa
la prima domanda che sorge quando ci si avvicina a uno di questi oggetti, che
operano autonomamente e al tempo stesso agiscono sulla psiche di chi osserva,
alterandone la percezione. L’energia del movimento si somma poi a quella della
luce nelle Strutturazioni acentriche, realizzate
in corpi alveolari rotanti, producendo bagliori cromatici intermittenti e
sfalsati.
Di
grande suggestione gli ambienti creati da figure geometriche proiettate nel
buio, che variano dimensione e prospettiva. Colombo, infatti, presto comincia a
sperimentare la luce nello spazio, per modificarne le caratteristiche e
verificare le reazioni dell’uomo che lo attraversa. Iniziano così gli studi
relativi allo Spazio Elastico, una
gabbia realizzata con fili animati da motori e dall’azione della luce di Wood;
un reticolo di cubi delineati da semplici elastici, in cui lo spettatore può
camminare e toccare e modificare le traiettorie proposte dall’artista.
Impossibile
resistere alla tentazione di sperimentare l’anomala scala allestita nella “manica
lunga”: si tratta del progetto Bariestesia, termine che indica la zona vestibolare che controlla il nostro
equilibrio, e che si concretizza in un percorso con alterazioni programmate dei
gradini, inclinati con pendenze inaspettate e diverse altezze, per sollecitare
ogni sicurezza conferita da un ordine predefinito.
È
possibile anche entrare in una sorta di tunnel a deformazione topologica
progressiva, in cui l’inclinazione del pavimento varia in direzione opposte,
provocando una forte sensazione d’instabilità e disorientamento.
E ancora ci si sofferma ad
osservare sottilissimi parallelepipedi appesi nel vuoto, alterati da movimenti
impercettibili, che ne variano poeticamente la geometria. Figure che s’intersecano
e che mutano la propria posizione, disegnando sempre nuove prospettive.
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barbara reale
mostra visitata il 16 settembre 2009
dal 15 settembre 2009 al 5 aprile 2010
Gianni
Colombo
a cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Marco Scotini
Castello
di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea
Piazza
Mafalda Di Savoia – 10098 Rivoli (TO)
Orario:
da martedì a giovedì ore 10-17; da venerdì a domenica ore 10-21
Ingresso:
intero € 6,50; ridotto € 4,50
Catalogo
Skira
Info: tel. +39 0119565222;
fax +39 0119565230; info@castellodirivoli.org; www.castellodirivoli.org
[exibart]