In una società sempre più informatizzata, che evolve attraverso i ritmi frenetici di tecnologie incessantemente all’avanguardia, non può che esplicitarsi un’arte come quella di
Nino Mustica (Andrano, 1949; vive a Milano). La mostra
Basta una scintilla presenta numerose opere realizzate tra il 2006 e il 2008.
L’ecletticità dell’artista siciliano è testimoniata dall’utilizzo di tecniche differenti in cui domina una gestualità istintiva, appunto la scintilla interiore dalla quale scaturisce l’estro e la creatività. La tecnologia informatica si integra armoniosamente con l’approccio più classico, dando vita a forme suggestive. Le pennellate e i colori carpiscono lo spazio, l’immaginazione diventa tattile. Il linguaggio della psiche si traduce in calcoli informatici perfetti, che si concretizzano nella filamentosità corposa dei tratti pittorici. Le forme si espandono, dando vita a realizzazioni originali, poliedriche, in grado di catalizzare l’osservatore, gettandolo in un universo complesso. Un’entropia che si risolve nell’equilibrio dell’arte: l’energia pura diviene immagine, lo slancio interiore si tramuta in forma.
Le sculture di Mustica sorprendono per la peculiarità della loro struttura; cuspidi soavi si elevano sinuose nello spazio. Ogni opera è unica nel suo genere e appartiene a un quadro realizzato precedentemente. Dalle pitture sono scisse le forme tridimensionali, attraverso calcoli articolati. La matematica è il substrato che assiste la creazione informale dell’opera. La scultura
Evoluzione, realizzata in pasta di legno, nasce in questo modo. Ottenuta la forma plastica con l’ausilio del computer, l’opera realizzata acquisisce vita colorandosi delle cromie del quadro. In tal modo si realizza la compenetrazione fra astratto e concreto. L’istinto come gesto primario dell’arte si condensa nella materia plasmata.
I totem, che incarnano la stilizzazione del meta-progetto
Mustica Towers, si erigono nell’etere. L’arte si fonde con i media attraverso nuove forme di comunicazione. Mustica crea torri rotanti che mutano lo skyline convenzionale. Torri e totem racchiudono in sé significati profondi, attingendo alle radici della mistica Babele, ed esacerbano i traumi dell’apocalisse americana. Ma l’intento sotteso è quello di un equilibrio estetico, che si evolve in una dinamica armonica.
L’artista, inoltre, ironizza sulle proprie opere, come risulta evidente in
Tari Kecak. Si tratta di quattro pitture che raffigurano ciascuno un bersaglio centrato dalla freccia. Il dardo rimane infisso al centro, di volta in volta caratterizzato da una prospettiva differente, resa percepibile dall’inclinazione peculiare con cui è possibile codificare ogni opera. Cerchi concentrici si sviluppano in un embrione di spirale, suggerendo l’idea di un vortice spazio-temporale.
Spesso Mustica utilizza come titoli dei propri lavori le date della loro realizzazione. L’opera è così ricondotta all’intento artistico della creazione e, allo stesso modo, si arricchisce dell’esperienza interpretativa del fruitore. Mentre la poetica di Mustica si lascia penetrare nella sua mimesi aritmetica, e diviene il linguaggio espressivo di una nuova civiltà.