Il filo conduttore è il confronto culturale e la progressiva fusione tra i barbari e le popolazioni romane: scontro e incontro fra culture, in un periodo storico cruciale per la storia europea, nel quale hanno avuto origine gran parte delle attuali nazioni.
L’allestimento della mostra, articolato in due sedi distinte e distanti tra loro quali Palazzo Bricherasio e l’Abbazia di Novalesa, è stato ideato dall’architetto Maria Pia Dal Bianco, già progettista del restauro e del recupero funzionale di Palazzo Bricherasio. Un allestimento che si propone di coinvolgere emotivamente i visitatori con effetti scenografici e di contestualizzare i reperti -provenienti dai più importanti musei italiani ed europei- inserendo la multimedialità tra le pagine dei codici e delle miniature dell’alto Medioevo.
Ciò permette la riconoscibilità immediata della collocazione dell’oggetto esposto rispetto a immagini stilizzate che lo rappresentano nella sua posizione reale. Ugualmente efficace la percezione del ritrovamento dei corredi funerari negli scavi archeologici, sintetizzata nelle “isole archeologiche”, intorno alle quali sono sistemate le vetrine in cui sono mostrati i reperti.
Un’orda barbarica di cavalieri al galoppo accoglie il pubblico sullo scalone d’onore e l’accompagna alle sale espositive del piano nobile, dove s’incontrano i simboli del potere e le figure che lo esercitano. Alle antiche famiglie senatoriali romane si affiancano i capi militari, nuova élite di corte, e i vescovi, che consolidano la loro influenza grazie all’espansione del Cristianesimo. Anche il quotidiano si trasforma: scompaiono le residenze romane, lasciando il posto a lussuosi palazzi (in mostra resti di mosaici di ville del ravennate e le decorazioni del palazzo di un ricco signore visigoto, rinvenute a Pla de Nadal, in Spagna). Le ricostruzioni multimediali dei successivi edifici più poveri, in materiali deperibili, sottolineano il clima di insicurezza del periodo, che porta alla militarizzazione della società, accompagnata da una crescente attenzione per i sistemi di difesa.
La società multietnica dell’età delle invasioni si riflette nei rituali della morte, ai quali è dedicata una corposa sezione. Vi trovano spazio numerosi corredi tombali longobardi, provenienti dalle più importanti necropoli italiane, da Cividale del Friuli, Nocera Umbra, Trezzo e dal Piemonte, da Borgo d’Ale a Collegno, quest’ultima recentemente scoperta. Si tratta di oggetti di oreficeria e alto artigianato che si ispirano alle produzioni bizantine, oltre che alle iconografie tradizionali dei popoli barbarici.
Tra verità storica e mito, la “quaestio longobarda” animato gli intellettuali da ormai dieci secoli. E, scrive il curatore,
“non è difficile scorgere nelle contraddittorie interpretazioni delle vicende che accompagnarono la fine dell’Impero d’Occidente un riflesso del dibattito attuale tra chi vede l’immigrazione come un’opportunità non solo economica, ma anche di arricchimento culturale, e chi ne paventa i rischi e le prospettive incerte”.