I grandi temi cari al regista
Wim Wenders (Düsseldorf, 1945) -il viaggio e la fascinazione per l’atto del vedere- ci sono tutti in questo evento fotografico inaugurato a latere della retrospettiva completa dei suoi film. Che il
Torino Film Festival gli ha dedicato quest’anno, in occasione della sua venticinquesima edizione, diretta per la prima volta dal regista
Nanni Moretti. La mostra in questione,
Still Images of Moving Pictures, torna dopo alcuni anni a chiamare in causa anche la moglie
Donata Wenders (Berlino, 1965), fotografa professionista di set, proprio come quello di
Così lontano, così vicino del 1993, dove si sono conosciuti e subito innamorati. Un sodalizio affettivo cresciuto contemporaneamente a quello artistico, che si è precisato sempre più fino alla sua totale rivelazione nella mostra
Nel corso del Tempo -dal titolo dell’omonimo film- presentata a Parma nel 1997. Allora come oggi, realizzata con la collaborazione di
Solares Fondazione delle Arti di Parma, un centro culturale che mira a dare risalto a risvolti inediti dell’espressività di un cineasta, come possono essere l’installazione, la fotografia, la pittura e la musica.
Un po’ quello che succede ora con le fotografie di Wim e Donata Wenders, ospitate nella sala sotterranea della Fondazione Merz, in un allestimento che sembra farle ritrovare la giusta dimensione dello scatto pensato per fare cinema. Perché di questo si tratta. Di foto di scena, di ricerche di buone location e inquadrature appropriate. Ma anche di qualcosa di più. Per esempio, del progetto visivo-letterario
Una Volta, che l’artista ha realizzato a partire dai vari luoghi visitati per le riprese dei suoi film, facendolo scaturire dall’incontro con personaggi noti o sconosciuti. Una serie di immagini e testi, disposti sulle pareti laterali dello spazio espositivo, che passano dall’appunto diaristico “
Una volta incontrai John Lurie in una via di Soho” (con accanto il ritratto del sassofonista, compositore e cineasta off), alla fotografia della nuca di
Akira Kurosawa, fino a immortalare gli ultimi giorni di vita dell’amico
Nicholas Ray, il regista di
Gioventù bruciata, protagonista del suo film del 1979-80
Lampi sull’acqua.
Una degna cornice visiva e testuale alla selezione fotografica presentata, questa volta, al centro della sala torinese e strettamente incentrata sui lavori cinematografici degli ultimi anni. In particolare sulle pause, i contatti con la troupe e i volti degli attori come Vincent Perez in
Al di là delle nuvole (girato insieme a
Michelangelo Antonioni nel 1995), e in generale sui “paesaggi umani” visibili nella Cuba di
Buena Vista Social Club (1999), nella Los Angeles di
Crimini invisibili (1997), di
Million Dollar Hotel (2000) e di
Land of Plenty, per concludersi con gli scenari americani di pittorica ispirazione hopperiana visti in
Non bussare alla mia porta.
Rigorosamente a colori le immagini di Wenders, potentemente visionarie, contrapposte al bianco e nero della moglie, più intimo e riservato. In un faccia a faccia che vuole essere un omaggio alla magia del cinema.