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17
novembre 2008
“Ho sempre cercato di capire qual è l’essenza delle cose”. Con queste parole, Enzo Mari (Cerano, Novara, 1932; vive a Milano) definisce il senso della sua lunga ricerca nell’ambito del design che, secondo la sua opinione, è “morto da trent’anni” a causa dell’eccesso di tecnica e della mancanza di formazione umanistica che caratterizza la società contemporanea. Il progetto “è una guerra”, dev’essere fatto per l’uomo, non per la merce. Insomma, appare evidente dalle sue convinzioni che troppo spesso il design manca di alcune caratteristiche essenziali, prima fra tutte la volontà di sperimentazione.
La mostra L’arte del design, che chiude l’anno di Torino World Design Capital, è un “progetto globale” realizzato da Mari in tutte le sue parti, con la presentazione di 250 opere, che coprono l’intera ricerca dagli anni ’50 a oggi. Vengono proposti, in parallelo, i lavori realizzati per soddisfare un impulso interiore e quelli elaborati per enti e aziende e divenuti punti irrinunciabili di riferimento del design contemporaneo.
Il percorso inizia con un’opera Senza titolo, la fotografia della mano di un neonato sovrapposta a quella del nonno, a sottolineare la continuità della vita. Lo spettatore si confronta successivamente con un’ampia selezione di quadri degli anni ’50, che si sviluppano secondo prospettive esasperate, con l’uso di piani bianchi, grigi e neri per definire luci e ombre.
Risultano di notevole interesse le strutture realizzate negli anni ’60, al fine di indagare le analogie tra la qualità della forma plastica e la qualità della forma musicale. Sono composte da un reticolo regolare: all’interno di ogni alveolo è fissato un tassello che ne definisce la dimensione, secondo un programma di sette posizioni di profondità. Le centinaia di piccoli ambienti che se ne ricavano possono essere percepite singolarmente o nell’insieme.
Si procede poi tra una miriade di oggetti che saturano lo spazio: fermacarte in resina fenolica, vassoi, tavoli, sedie, pentole, lampade, posate, porta cd, appendiabiti, piatti, oggetti il cui comun denominatore è la continua creatività nel nome di un’inesauribile ricerca. Particolarmente significativo il rifacimento di 44 valutazioni (1977), opera realizzata in marmo di Carrara e posta nella sala centrale della Gam (alla quale l’artista l’ha donata), a definire lo spazio e il percorso. Il lavoro è fortemente simbolico, così come un’altra opera di grande suggestione visiva, oltre che di notevole valenza culturale, Allegoria della morte (1987), costituita da tre lapidi uguali su cui sono impressi tre simboli. Una croce allude alle religioni monoteiste, una falce e martello fa riferimento alla laicità e una svastica richiama l’idea di mercificazione evidenziata da modellini di automobili disposti nella sua direzione.
La mostra, che è opportuno visitare in ogni dettaglio, apre allo spettatore uno scenario di grande complessità, dominato dall’importanza della “qualità della forma”, senza la quale si resta alla superficie delle cose e non si riesce a penetrarne l’essenza.
La mostra L’arte del design, che chiude l’anno di Torino World Design Capital, è un “progetto globale” realizzato da Mari in tutte le sue parti, con la presentazione di 250 opere, che coprono l’intera ricerca dagli anni ’50 a oggi. Vengono proposti, in parallelo, i lavori realizzati per soddisfare un impulso interiore e quelli elaborati per enti e aziende e divenuti punti irrinunciabili di riferimento del design contemporaneo.
Il percorso inizia con un’opera Senza titolo, la fotografia della mano di un neonato sovrapposta a quella del nonno, a sottolineare la continuità della vita. Lo spettatore si confronta successivamente con un’ampia selezione di quadri degli anni ’50, che si sviluppano secondo prospettive esasperate, con l’uso di piani bianchi, grigi e neri per definire luci e ombre.
Risultano di notevole interesse le strutture realizzate negli anni ’60, al fine di indagare le analogie tra la qualità della forma plastica e la qualità della forma musicale. Sono composte da un reticolo regolare: all’interno di ogni alveolo è fissato un tassello che ne definisce la dimensione, secondo un programma di sette posizioni di profondità. Le centinaia di piccoli ambienti che se ne ricavano possono essere percepite singolarmente o nell’insieme.
Si procede poi tra una miriade di oggetti che saturano lo spazio: fermacarte in resina fenolica, vassoi, tavoli, sedie, pentole, lampade, posate, porta cd, appendiabiti, piatti, oggetti il cui comun denominatore è la continua creatività nel nome di un’inesauribile ricerca. Particolarmente significativo il rifacimento di 44 valutazioni (1977), opera realizzata in marmo di Carrara e posta nella sala centrale della Gam (alla quale l’artista l’ha donata), a definire lo spazio e il percorso. Il lavoro è fortemente simbolico, così come un’altra opera di grande suggestione visiva, oltre che di notevole valenza culturale, Allegoria della morte (1987), costituita da tre lapidi uguali su cui sono impressi tre simboli. Una croce allude alle religioni monoteiste, una falce e martello fa riferimento alla laicità e una svastica richiama l’idea di mercificazione evidenziata da modellini di automobili disposti nella sua direzione.
La mostra, che è opportuno visitare in ogni dettaglio, apre allo spettatore uno scenario di grande complessità, dominato dall’importanza della “qualità della forma”, senza la quale si resta alla superficie delle cose e non si riesce a penetrarne l’essenza.
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dal 28 ottobre 2008 al 6 gennaio 2009
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GAM – Galleria d’Arte Moderna e contemporanea
Via Magenta 31 (zona Politecnico) – 10128 Torino
Orario: da martedì a domenica ore 10-18; giovedì ore 10-22 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Ingresso: intero € 7,50; ridotto € 6; gratuito il primo martedì del mese
Info: tel. +39 0114429518; fax +39 0114429550; gam@fondazionetorinomusei.it; www.gamtorino.it
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