Una statuetta della fertilità nigeriana, la
Chair 371 di
Josef Hoffmann, una sella da cowboy comprata in Texas, una poltrona di
Gaetano Pesce, un kimono e una porta di
Jean Prouvé. È questo il manifesto di
Scoprire il Design. La collezione von Vegesack, la mostra alla Pinacoteca Agnelli che segna uno degli appuntamenti di spicco di Torino World Design Capital 2008. Così come un libro si giudica anche dalla copertina, lo stesso si può dire di una mostra e della sua locandina. Già da questa, infatti, s’intuisce come la rassegna sia un insieme straordinario di oggetti, non solo di design, che appartengono a quella che lo stesso Von Vegesack definisce “
una collezione sentimentale di cose di cui mi sono innamorato a prima vista”.
I trecento lavori in mostra creano una biografia tridimensionale del fondatore e direttore del Vitra Design Museum. Il curatore Mathias Schwartz-Clauss spiega: “
La collezione è molto eclettica: si passa da capolavori del design a oggetti senza autore, fino alle ultime creazioni di Ron Arad e dei fratelli Campana. Alexander ha una relazione insieme molto professionale e passionale verso gli oggetti, per questo ho scelto di dare taglio biografico alla mostra”. Di lui Ginevra Elkann dice: “È un collezionista esistenziale: vive con e per le proprie opere”. Questa unione è chiara fin dalla prima sala, dove una caffettiera turca e un pugnale rappresentano i primi oggetti che il quindicenne Von Vegesack acquistò in un bazar del Cairo.
Il percorso espositivo è una traiettoria zigzagante quanto una delle sedie di
Gerrit Rietveld e si snoda seguendo affinità tecniche ed estetiche, oppure assume le caratteristiche di un amarcord raccontato per oggetti. In una sala troviamo così alcune selle, ricordo di cavalcate avventurose, che introducono l’atmosfera rurale in cui il
Mezzadro -lo sgabello disegnato da
Achille e Pier Giacomo Castiglioni usando il seggiolino di un trattore- si cala perfettamente. Altrove il discorso si fa più tecnico. Si va dai primi mobili ottocenteschi piegati a vapore da
Michael Thonet alle sedie in tubolare d’acciaio di
Mies van der Rohe, all’innovativa
Panton Chair di
Verner Panton. La mostra prosegue fra objet trouvé, souvenir e manufatti anonimi e oggetti che invece portano i nomi del pantheon del design:
Le Corbusier,
Aalto,
Prouvé,
Gehry,
Sottsass.
“
È stato difficile esporre la propria vita mettendo in mostra oggetti che sono simboli di esperienze vissute”, ammette Von Vegesack, lasciando intuire come gli oggetti abbiano un ruolo importante nella vita di tutti. Il messaggio di
Scoprire il design è proprio questo: il design è ovunque. La scoperta di cui parla il titolo della mostra non è solo metafisica, è anche una caccia al tesoro materiale. Non si deve solamente riscoprire il design colto dei grandi nomi e dei prezzi impossibili, ma anche quello “democratico” che è presente in ogni casa. Questo fa sì che, una volta rientrati tra le mura domestiche, si senta l’impulso irrefrenabile di radunare tutti gli oggetti di design di cui si è in possesso: ognuno si sentirà un piccolo collezionista nel proprio museo personale.