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fino al 6.X.2002 La scultura lingua viva. Arturo Martini e il rinnovamento della scultura in Italia nella seconda metà del Novecento Acqui Terme (al), Spazio espositivo ex Kaimano
torino
In chiusura il prossimo 6 ottobre, questa eccezionale mostra di scultura, non poteva passare sotto silenzio, per il cospicuo e alto livello delle opere e per l’attraente spazio espositivo dell’ex coltelleria Kaimano…
Ne ha fatta di strada la scultura da quando Arturo Martini (1889-1947) scrisse, due anni prima della sua scomparsa, La scultura lingua morta, segno di una maturata riflessione critica dell’artista sul linguaggio plastico, e sulla statuaria in particolare. Ecco il perché del titolo della mostra in corso a Acqui Terme. Martini aveva meditato in gioventù l’opera di Hildebrand e di Canova ma l’incontro decisivo per la svolta poetica del maestro originario di Treviso fu quello parigino con Brancusi, Modigliani e Boccioni. Era il 1912 e la capitale francese rappresentava l’avanguardia. Oggi, trascorso oltre mezzo secolo dal periodo che seguì, quello del cosiddetto ritorno all’ordine, è difficile pensare al rinnovamento della scultura attuato da Martini e condiviso dai suoi allievi maggiori, Viani e Marini -in mostra con opere notevoli- come a ciò che fa tendenza. Le sculture di Martini, e le altre presenti nell’ampio spazio dell’ex fabbrica di Acqui, fino a ieri considerare moderne sono, di fronte a un Calder, César, Segal,o accanto agli esponenti storici di Strutture primarie, Judd, Morris, Caro e altri, addirittura anacronistiche. Ma non per questo meno interessanti; al contrario. Paradossalmente la sezione meno convincente di tutta la rassegna è quella che ingloba nel rinnovamento delle arti alcuni degli artisti delle ultime generazioni che vanno al di là della scultura come soluzione plastica, vale a dire Pino Castagna, Giovanni Anselmo, Luciano Fabro, Pino Pascali, Giuseppe Spagnolo, Paolo Icaro, Paolo Minoli, Giuseppe Maraniello e Mimmo Paladino. Il percorso ideale è invece quello che dal Martini del Figliol prodigo, opera celebre che testimonia il legame del maestro con il mecenate acquee Arturo Ottolenghi, scivola attraverso l’Odalisca di Viani, due cavalieri di Marino Marini, due tagli di Fontana, verso Fausto Melotti, Leoncillo, Agenore Fabbri, Pericle Fazzini, Antonietta Raphaël Mafai. Si gira intorno alle sculture e si ritorna sui Pomodoro, Cascella, Regina, Negri, Lardera, Umberto Dilani, Ettore Colla. Altri ancora. Il grande pregio dell’esposizione, oltre al presentare opere straordinarie, che da sole farebbero una bella mostra, è quello di aver ripercorso, nel catalogo curato da Luciano Caramel, le riflessioni ultime e inedite di Martini, il suo rapporto con la committenza e con gli allievi. Il tutto in uno spazio aperto, versatile come sono queste architetture industriali –l’ex Caimano era una coltelleria- intelligentemente prestate all’arte contemporanea.
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www.artearte.it
raffaella fontanarossa
La scultura lingua viva. Arturo Martini e il rinnovamento della scultura in Italia nella seconda metà del Novecento , Acqui Terme, Spazio espositivo ex Kaimano, Via Maggiorino Ferraris, 5 15011 Acqui Terme 28 luglio-6 ottobre 2002. Orario: da martedì a domenica dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 15,30 alle 19,30; giovedì e sabato aperto anche la sera dalle 21,00 alle 23,00. Chiuso il lunedì. Per informazioni: Galleria Repetto e & Massucco, corso Roma 18 15011 Acqui Terme, telefax 0144 323379-0144323313, info@artearte.it; Ingresso 6,50 euro; Catalogo Mazzotta 45 euro
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